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Ilva, sciopero di 4 ore nelle fabbriche mercoledì: “Il prezzo delle scelte non lo pagano gli operai”

Fiom, Uilm e Fim hanno indetto 4 ore di astensione dal lavoro, mercoledì 21, negli stabilimenti per la situazione di incertezza sul futuro dell'acciaieria
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Sciopero nazionale in tutti gli stabilimenti dell’Ilva perché “il prezzo delle scelte non deve essere pagato dai lavoratori”. Fiom, Uilm e Fim hanno indetto un’astensione dal lavoro di 4 ore mercoledì 21 in concomitanza con la convocazione a Palazzo Chigi ricevuta dopo l’incendio nell’altoforno 1 dell’acciaieria di Taranto che ha portato la procura a sequestrare senza facoltà d’uso l’impianto, innescando un botta e risposta con il governo. L’incidente ha portato i commissari di Acciaierie d’Italia, gestore dell’impianto e in amministrazione straordinaria, a raddoppiare il numero degli operai in cassa integrazione, visto il dimezzamento della produzione per lo stop all’Afo 1 (ma Afo 2 doveva già essere in funzione da mesi, come raccontato da Il Fatto Quotidiano).

Da tempo, i sindacati ricordano di aver “richiesto più volte ed in tutte le sedi istituzionali di poter ricevere risposte chiare e definitive sul destino” del siderurgico. Mentre “al momento si constata un quadro disastroso della situazione aziendale ed occupazionale”. Fiom, Uilm e Fim sottolineano che non c’è alcuna “notizia circa l’avanzamento o lo stallo della trattativa con Baku Steel per la possibile cessione”. La trattativa, del resto, è rallentata da prima dell’incidente – a differenza di quanto racconta il ministro Adolfo Ursoper ragioni finanziarie e legate all’Autorizzazione integrata ambientale.

Inoltre, sottolineano i sindacati, c’è stata una “interruzione del Piano di Ripartenza, per insufficienza di risorse economiche”, il vero motivo dietro la mancata ripartenza dell’altoforno 2 che necessitava di lavori di manutenzione. Così ora la produzione di acciaio è “ridotta ad un solo altoforno, rispetto a quelli disponibili”. E ancora: gli impianti di lavorazione a freddo di Taranto sono “completamente fermi così come quelli di Genova, Novi Ligure”, rimarcano i rappresentanti dei metalmeccanici che sottolineano anche come Racconigi, Paderno, Legnaro, Marghera e Salerno sono “in marcia ridottissima”.

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