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Ilva, i commissari convocano i sindacati: più cassintegrati dopo l’incendio e lo stop ad Afo1

L'incidente nell'altoforno, ora sequestrato senza facoltà d'uso, porterà almeno altri mille dipendenti a fare i conti con l'ammortizzatore sociale
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L’oggetto della convocazione è inequivocabile: “Comunicazioni Cigs”. La traduzione pratica è che salirà il numero di operai dell’Ilva di Taranto, e non solo, che finiranno in cassa integrazione. Ad annunciare la richiesta, martedì mattina, saranno i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia ai sindacati, locali e nazionali, convocati alle 9 in videoconferenza.

La scelta è ritenuta necessaria dall’azienda per far fronte al sequestro senza facoltà d’uso dell’altoforno 1, deciso dalla procura che chiarire dinamica e cause dell’incendio di mercoledì. L’impianto è ora inutilizzabile e non si sa quando verrà riattivato, quindi Acciaierie d’Italia ritiene necessario l’aumento dei dipendenti con ammortizzatore sociale.

Quando l’Afo 1 marciava insieme all’altoforno 4 erano 2.100, solo a Taranto, i dipendenti che dovevano convivere con la Cigs. Ora, a causa del dimezzamento della produzione, fonti sindacali ipotizzano un aumento di circa 1.000 unità, in buona parte nello stabilimento pugliese. Ma a essere interessati saranno anche gli impianti del Nord Italia, direttamente collegati ai prodotti d’acciaio sfornati dal siderurgico tarantino.

Minore acciaio vuol dire minori introiti e sarà necessario abbassare i costi per non bruciare cassa più velocemente. Anche perché i commissari devono fare i conti con l’iter a rilento dell’Autorizzazione integrata ambientale che sta ulteriormente complicando il già difficile negoziato con Baku Steel, acquirente designata del siderurgico. Una trattativa che il ministro Adolfo Urso ha già definito tortuosa, lasciando intendere che la chiusura con gli azeri non è poi così scontata.

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