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L’ultimo attacco di Trump ad Harvard: “Istituzione antisemita e di estrema sinistra, una minaccia”

L'inquilino della Casa Bianca sarà citato dall'ateneo per i finanziamenti cancellati, dopo il mancato adeguamento alle politiche proposte da Washinton
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La guerra di Donald Trump (anche) contro Harvard prosegue senza esclusione di colpi. Il presidente Usa, che ha definito uno degli atenei più prestigiosi del mondo “università da barzelletta. Non merita fondi statali”, ha scritto sul suo social Truth che “Harvard è un’istituzione antisemita e di estrema sinistra, come tante altre, con studenti provenienti da tutto il mondo che vogliono fare a pezzi il nostro Paese. Harvard è una minaccia per la democrazia”. L’inquilino della Casa Bianca sarà citato dall’ateneo per i finanziamenti cancellati, dopo il mancato adeguamento alle politiche proposte da Washington.

Intanto l’Harvard Crimson, il giornale studentesco di Harvard, sta affrontando una crisi senza precedenti nei suoi 152 anni di storia. Come riporta il Wall Street Journal sempre più studenti, soprattutto stranieri, chiedono la rimozione dei loro nomi dagli articoli per paura di ritorsioni da parte delle autorità per l’immigrazione dopo la stretta sui visti. La svolta è arrivata dopo il caso di Rumeysa Ozturk, la studentessa turca fermata e privata del visto per aver co-firmato un articolo pro-Palestina. E così ora alcuni studenti di Harvard chiedono la rimozione della loro firma da vecchi editoriali, altri domandano ai redattori di cancellare interi articoli dai siti web. Secondo la presidente del Crimson, McKenna McKrell, 21 anni, questi appelli sono aumentati vertiginosamente: la pubblicazione, spiega, ha recentemente ricevuto 10 richieste in due settimane, una delle quali riguardava un articolo pubblicato più di dieci anni fa.

Harvard comunque ha rinviato la pubblicazione di un atteso rapporto sull’antisemitismo sul campus che avrebbe dovuto uscire all’inizio di aprile come riporta proprio il Crimson citando quattro persone a conoscenza della questione. Il rapporto, commissionato l’anno scorso sulla scia delle proteste nei campus americani, è stato completato in marzo e da allora distribuito ai vertici dell’università. Secondo l’Harvard Crimson contiene racconti di singoli casi di persone legate a Harvard che hanno denunciato casi di antisemitismo.

Il clima di terrore che attanaglia studenti che rischiano di essere buttati fuori dal paese dove hanno scelto di studiare, però non riguarda le istituzioni. Nei giorni scorsi oltre 100 università e college statunitensi, tra cui prestigiose istituzioni della Ivy League come Princeton e Brown, hanno pubblicato una lettera congiunta in cui condannano l’”ingerenza politica” di Trump nel sistema educativo. “Parliamo con una sola voce contro l’intervento senza precedenti del governo e l’ingerenza politica che stanno mettendo in pericolo l’istruzione superiore americana”. Una presa di posizione che arrivata dopo la decisione di Harvard di fare causa all’amministrazione.

Tra i firmatari della lettera il gotha del sistema accademico statunitense: hanno aderito i rettori di atenei Ivy League direttamente minacciati come Mit, Princeton e Brown oltre alla stessa Harvard e a Yale, non però Columbia che ha in buona parte aderito alle richieste di Trump per il ripristino dei fondi tra cui a quella di mettere il suo Dipartimento di Studi mediorientali sotto controllo esterno. “Parliamo con una sola voce contro l’eccesso di potere e l’interferenza politica che oggi mettono a rischio l’istruzione superiore di questo Paese”, si legge nel documento pubblicato dalla American Association of Colleges and Universities. Pur dichiarandosi aperti a riforme costruttive e a una supervisione governativa legittima, i firmatari respingono ogni tentativo di “intrusione indebita” e “l’uso coercitivo dei finanziamenti pubblici alla ricerca”.

Intanto un gruppo gli studenti della Columbia si prepara a montare una tendopoli sul campus per protestare contro la guerra a Gaza come riporta la Nbc. I piani per un nuovo accampamento, messi a punto in gran segreto a Brooklyn, arrivano a un anno dalle manifestazioni sul campus di Columbia quando 50 tende furono allestite all’interno dei cancelli dell’ateneo provocando l’intervento della polizia. Circa cento persone hanno partecipato alla riunione in cui si è parlato della tendopoli – definita con nome in codice come “circo” – e tutti indossavano maschere per nascondere la propria identità.

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