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Trump attacca Harvard: “Università da barzelletta. Non merita fondi statali”. Anche la Columbia si oppone al tycoon

"Non accetteremo ingerenze pesanti da parte del governo che potrebbero danneggiare la nostra istituzione", hanno detto dall'università newyorkese
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Donald Trump interviene in prima persona nella polemica scatenata dalla decisione dell’amministrazione americana di sospendere 2,2 miliardi di finanziamenti alla prestigiosa università di Harvard dopo il rifiuto dei vertici accademici di allinearsi ai diktat politici imposti dalla Casa Bianca. Nessun tentativo di riconciliazione, nessuna strategia di riavvicinamento: il tycoon ha scelto, come suo stile, di attaccare l’università definendola una “barzelletta” che non merita finanziamenti pubblici.

“Harvard non può più essere considerata un luogo di studio dignitoso e non dovrebbe essere inclusa in nessuna lista delle migliori università o college del mondo – ha scritto il presidente degli Stati Uniti su Truth – Harvard è una barzelletta, insegna odio e stupidità e non dovrebbe più ricevere fondi federali”. Le minacce dell’amministrazione e i toni usati dal capo dello Studio Ovale per attaccare scuole e università ‘ribelli’ non intimoriscono altri grandi atenei, come ad esempio la Columbia University che nell’ultimo anno ha visto anche arrestare dalle autorità due suoi studenti in quanto organizzatori delle manifestazioni pro-Palestina. Dopo essersi piegata all’inizio di marzo alle richieste dell’amministrazione Trump che aveva tagliato 400 milioni di dollari di fondi federali, la Columbia ha deciso di allinearsi a Harvard e si è impegnata a “non permettere al governo federale di chiedere che abbandoniamo la nostra indipendenza e la nostra autonomia”. In un messaggio arrivato 12 ore dopo la presa di posizione di Harvard, la presidente pro tempore di Columbia, Claire Shipman, ha detto di aver letto “con grande interesse” le parole del suo collega Alan Garber e aggiunto che l’università newyorkese “respingerà un’ingerenza pesante da parte del governo che potrebbe danneggiare la nostra istituzione e minare riforme utili”. Shipman, ex giornalista della Cnn, ha affermato che qualsiasi accordo in cui i funzionari federali dettassero “cosa insegniamo, cosa ricerchiamo o chi assumiamo” sarebbe inaccettabile.

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