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Tempo due ore, controlli alla biancheria e porta mai chiusa a chiave: le regole per i nuovi colloqui intimi in carcere

Arrivano le prime linee guida sul diritto riconosciuto dalla Consulta ormai un anno e mezzo fa. Dai criteri di priorità alla videosorveglianza, le indicazioni del ministero della Giustizia
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La frequenza e la durata saranno quelle dei colloqui ordinari: massimo sei al mese, da due ore ciascuno. Ma i colloqui intimi in carcere dovranno svolgersi in una camera apposita, “arredata con letto e annessi servizi igienici“, fuori dallo sguardo degli agenti di Polizia penitenziaria. E se – com’è già certo – non ci sarà spazio per tutti, la priorità andrà ai detenuti “che non beneficiano di permessi premio” e a chi deve “espiare pene più lunghe” o si trova “in stato di privazione della libertà da più tempo“. Lo prevede il Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia, nella circolare in cui detta le prime linee guida sul diritto all’affettività e alla sessualità in carcere, affermato dalla Corte costituzionale in una storica sentenza emessa ormai quasi un anno e mezzo fa. Accogliendo una questione sollevata dal giudice di Sorveglianza di Spoleto, la Consulta aveva dichiarato l’illegittimità della legge sull’ordinamento penitenziario nella parte in cui non consente i colloqui con il partner “senza il controllo a vista del personale di custodia”, quando non sussistano ragioni di sicurezza. Finora il principio è rimasto sulla carta per mancanza di regole organizzative, salve alcune sporadiche decisioni dei magistrati – confermate dalla Cassazione – che hanno concesso gli incontri a singoli detenuti. Un vuoto a cui ora rimedia in parte la circolare del Dap, firmata dalla capo dipartimento reggente Lina Di Domenico e inviata l’11 aprile ai provveditori regionali, ai direttori degli istituti penitenziari e ai comandanti dei reparti di Polizia penitenziaria.

Numeri e priorità – Sulla base dei numeri del 2024, il Dipartimento stima in “almeno 16.912 i potenziali beneficiari del diritto ai colloqui riservati”, che, come chiarito dalla Consulta, potranno avvenire solo con “il coniuge, la parte dell’unione civile o la persona stabilmente convivente“. Il documento affronta il nodo della “mancanza di spazi sufficienti a soddisfare tutte le domande”, che, almeno in teoria, “non può costituire ragione di rigetto della richiesta”. Per questo vengono individuate le due categorie di detenuti a cui accordare la precedenza: quelli, appunto, non beneficiari di permessi “che consentano di coltivare i rapporti affettivi all’esterno” e, “a parità di condizioni con altri”, quelli con le condanne più lunghe. Per facilitare l’esercizio del diritto, poi, si prevede che il detenuto possa incontrare il partner “anche in istituti penitenziari diversi” da quello in cui è ristretto.

Le direttive per la sicurezza – Sotto l’aspetto della sicurezza, la circolare sottolinea “l’esigenza di videosorvegliare le zone antistanti i locali destinati ai colloqui intimi ed i percorsi per raggiungere i predetti locali”; di regola, viene aggiunto, “si renderà necessario l’accompagnamento sia dei familiari che dei detenuti”. La porta, poi, non potrà mai essere chiusa dall’interno, “di guisa che i locali dovranno sempre ed inderogabilmente risultare accessibili al personale di Polizia penitenziaria”. Ove possibile, prosegue Di Domenico, “si raccomanda di installare in ogni locale destinato alla fruizione di colloqui un sistema di allarme sonoro che possa essere azionato dagli occupanti in caso di pericolo”. Le perquisizioni andranno effettuate solo “qualora vi sia il fondato motivo di ritenere che taluno occulti sulla persona oggetti non consentiti e potenzialmente lesivi per l’ordine e la sicurezza interni e per l’incolumità del soggetto”; in ogni caso, specifica il documento, “si procederà all’ispezione dagli ambienti prima e dopo l’incontro intimo.

Biancheria e pulizie – Un passaggio è dedicato anche alla biancheria (“asciugamani, lenzuola o altro”), che “sarà portata al colloquio direttamente dalle persone autorizzate al colloquio intimo e sottoposta a controllo“. Le pulizie, “da effettuarsi al termine di ogni colloquio, e la sanificazione ove necessaria, saranno svolte da un detenuto” ammesso al lavoro esterno, “che non abbia quindi contatti con la restante popolazione” dell’istituto. Nell’ambito di queste linee guida, comunque, la gran parte delle misure organizzative di dettaglio dovrà essere adottata da provveditori, direttori e comandanti della Penitenziaria, a cui Di Domenico ammette di chiedere un “innegabile straordinario impegno“. Tanto che la circolare conclude con una sorta di excusatio non petita: “Consapevole dell’enorme compito che si è chiamati ad affrontare, ma anche delle elevate professionalità di cui le signorie loro sono portatrici, colgo l’occasione per augurare ad ognuno di loro un buon lavoro”.

Soddifazione di Antigone e +Europa – Esprime soddisfazione Antigone, la principale associazione italiana per i diritti dei detenuti: “Oggi il Dap ha emanato una circolare per assicurare, finalmente, il diritto alla affettività e alla sessualità nelle carceri. Un diritto sancito dalla Corte costituzionale nel gennaio 2024 e ribadito nelle settimane scorse da ben tre Tribunali di Sorveglianza, che avevano accolto i ricorsi presentati da altrettante persone detenute”, dichiara il presidente Patrizio Gonnella. “La circolare disciplina le modalità di svolgimento dei colloqui intimi, demandando ai provveditori e ai direttori il compito di garantire questo diritto. Molto è rinviato a loro e ora il diritto dovrà essere pienamente assicurato a livello territoriale. Ci auguriamo che tutte le carceri si adeguino per tempo. Le sentenze della Consulta vanno rispettate. Non ci sono più giustificazioni per ulteriori ritardi”. Sulla stessa linea il segretario di +Europa Riccardo Magi: dopo la sentenza, rivendica, “ci siamo battuti instancabilmente nel Parlamento e fuori perché questo diritto diventasse effettivo, chiedendo direttamente al ministro della Giustizia Nordio attraverso question time e impegnando il governo con ordini del giorno. Oggi riconosciamo che è stato fatto un passo avanti ma servirà l’impegno a livello regionale nei singoli istituti da parte dei provveditori e dei direttori perché questo diritto sia garantito e reso concretamente effettivo senza ulteriori ritardi. Per questo monitoreremo con attenzione l’attuazione delle linee guida diffuse oggi dal Dap”, promette.

Benedeuci (Osapp): “Schiaffo alla Penitenziaria” – Dal mondo della Polizia penitenziaria, però, si registra la reazione assai critica del sindacato Osapp: la circolare “rappresenta uno schiaffo in pieno volto ai poliziotti penitenziari e all’intero sistema carcerario italiano”, denuncia il segretario Leo Beneduci, chiedendo “l’immediato ritiro” del testo ministeriale “e l’avvio di un confronto serio con le rappresentanze sindacali per elaborare protocolli operativi concreti. Le ricadute in termini di degrado igienico-sanitario saranno devastanti”, pronostica. “Nessun protocollo specifico di sanificazione, nessuna prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili, nessuna garanzia sulla salubrità degli ambienti. Chi controllerà le condizioni dei locali dopo ogni incontro? Con quali risorse e personale si garantirà la pulizia in istituti dove manca persino l’acqua calda? Cosa dire dell’assenza di indicazioni sulla presenza di personale medico specialistico, fondamentale in un contesto di intimità? Un’omissione inaccettabile che mette a rischio la salute di detenuti e, di riflesso, del personale”, attacca.

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