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La linea del nuovo ambasciatore italiano all’Aia promuove ‘gli interessi nazionali’: dichiarazioni ambigue

Se parla a nome dello Stato italiano dovrebbe preoccuparsi solo che i suoi superiori rispettino tutte le regole
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Nell’ultima settimana si sono verificati due episodi interessanti legati alla Corte Penale Internazionale dell’Aia. Il primo, più noto, riguarda l’Italia che per la terza volta in pochi mesi ha ignorato un mandato di cattura dell’ICC: l’aereo del premier israeliano Netanyahu ha sorvolato lo spazio aereo italiano senza conseguenze, come se il nostro Paese non avesse alcun obbligo di fermarlo e consegnarlo alla Corte.

Il secondo episodio, meno visibile ma altrettanto rilevante, è un cambio diplomatico: l’ormai ex ambasciatore Giorgio Novello ha lasciato la missione italiana all’Aia da due settimane per “tornare a Roma a occuparsi di questioni giuridiche restando in contatto con le Corti internazionali”, si legge nel messaggio di commiato pubblicato sul sito dell’Ambasciata. Al suo posto è arrivato Augusto Massari, dal 2022 consigliere diplomatico del ministro Carlo Nordio. Non si tratta di un semplice avvicendamento: l’ambasciatore nei Paesi Bassi è anche il referente con una delle circa 150 organizzazioni internazionali all’Aia, in primis la Corte Penale (ICC).

Considerati i recenti rapporti tesi tra Roma e la Corte, la scelta di inviare un uomo così vicino a Nordio – ministro coinvolto nel caso Almasri e recentemente oggetto di una mozione di sfiducia – ha un peso politico notevole.

La nomina era nota già dall’estate, prima che il governo cominciasse a ignorare apertamente lo Statuto di Roma e prima della visita di Nordio all’Aia, a novembre, poco prima del caso Almasri. In quell’occasione, il ministro fu più diplomatico del diplomatico: incontrò la presidente Tomoko Akane, il vicepresidente Rosario Salvatore Aitala, il registrar Osvaldo Zavala Giler e il viceprocuratore Mame Mandiaye Niang, ribadendo “il pieno sostegno dell’Italia alla CPI” e sottolineando “il ruolo strategico della Corte nell’attuale scenario internazionale”. Ricordò anche che l’Italia è il quinto contribuente al bilancio della Corte e si impegna a garantirne indipendenza e imparzialità.

Cinque mesi e varie crisi dopo, l’ambasciatore Massari, senza attendere nemmeno il rituale della presentazione delle credenziali al sovrano olandese (avvenuta solo due giorni fa), ha pubblicato un messaggio sul sito dell’ambasciata chiarendo subito la nuova linea: “Lavorerò intensamente per promuovere gli interessi nazionali dell’Italia presso i tribunali internazionali e gli organismi multilaterali basati a L’Aja.” In fondo alla lettera, un curioso accenno alla lotta contro l’immigrazione irregolare, come se dimenticasse che anche molti italiani nei Paesi Bassi sono immigrati.

Tornando alle parole di Nordio – “L’Italia è il quinto contribuente al bilancio della Corte e si impegna a difenderne indipendenza e imparzialità” – è difficile non notare una contraddizione. In un momento delicato per la giustizia internazionale, tra sanzioni Usa, l’annunciato ritiro dell’Ungheria e crescenti tensioni tra la Corte e vari Stati, è preoccupante che il rappresentante di un Paese che contribuisce con il 5,9% al budget dell’ICC, ed esprime un giudice e un vicepresidente, esordisca con dichiarazioni ambigue su “interessi nazionali”.

Ma quali interessi dovrebbe promuovere un ambasciatore presso un tribunale internazionale? Se parla solo a nome dell’attuale maggioranza di governo allergica ai tribunali è un conto. Se invece parla a nome dello Stato italiano, firmatario di trattati e convenzioni, dovrebbe preoccuparsi solo che i suoi superiori – a partire dal ministro – rispettino tutte le regole. Nessuna esclusa.

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