È morto Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto ai domiciliari per i dossier illegali di Equalize

Il suo nome è diventato di dominio pubblico alla fine del 2024, quando era stato arrestato – era ai domiciliari dal 25 ottobre scorso – perché accusato di essere il capo di un gruppo di professionisti che realizzava dossier illegali. È morto nella notte, a 66 anni, l’ex superpoliziotto Carmine Gallo, una vita all’interno dello Stato e un’altra, la seconda, come amministratore delegato della Equalize, la società investigativa di Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano ora autosospeso, al centro delle indagini della procura di Milano per cui era finito ai domiciliari.
Come ha riferito il suo legale, l’avvocato Antonella Augimeri, l’uomo è stato stroncato da un infarto fulminante. Si trovava nella sua casa di Garbagnate Milanese con la moglie. Sul posto, per i rilievi del caso, sono intervenute le forze dell’ordine e il caso è seguito in prima persona dal procuratore di Milano Marcello Viola insieme alla pubblico ministero di turno Giancarla Serafini ed è stato aggiornato anche il pm Francesco De Tommasi, titolare dell’inchiesta sui dossier illegali. Sul corpo è stata disposta l’autopsia.
Per la procura, all’interno di Equalize – grazie a un team di hacker guidato da Nunzio Samuele Calamucci, che in questi mesi ha parlato anche della “Squadra Fiore” attiva a Roma – si fabbricavano dossier illegali con la complicità di poliziotti e finanzieri in servizio. Centinaia le persone che, sempre secondo la tesi degli inquirenti, si erano rivolte a loro – compresi imprenditori come Leonardo Maria Del Vecchio e perfino una giudice, Carla Romana Raineri – per faccende a volte legate alle loro attività commerciali e altre volte per vicende private. Per loro l’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a database informatici.
Subito dopo gli arresti, quando venne sentito dal giudice per le indagini preliminari, Gallo disse di essere “un servitore dello Stato” e aggiunse: “Dimostrerò la mia innocenza”. A dicembre, risentito dagli inquirenti, rispose invece per 7 ore alle loro domande, parlando sia dei contatti con uomini di Aisi e Cia e anche delle richieste di Pazzali: “Voleva trojan per spiare i giornalisti che parlavano di lui”. Da tempo i pubblici ministeri avevano presentato appello al Tribunale del Riesame contro le misure cautelari decise dal gip. In particolare, per Gallo avevano insistito per il carcere. La discussione davanti ai giudici del Riesame è in programma il 19 marzo. Dell’ex superpoliziotto, però, non si parlerà più dopo il malore che ne ha stroncato la vita nella notte.
Originario di Gragnano, in provincia di Napoli, Gallo era entrato in polizia nel 1978 e per oltre trent’anni è stato in prima linea nelle operazioni più delicate in Italia e all’estero contro la mafia calabrese, al punto da guadagnarsi la fama di “superpoliziotto”. Si era occupato dei rapimenti di Cesare Casella, prelevato a Pavia nel 1988 e rilasciato due anni dopo, e dell’imprenditrice Alessandra Sgarella, che per nove mesi alla fine degli Anni novanta fu tenuta sequestrata in Calabria e poi liberata. Ha, tra l’altro, risolto il delitto Gucci ed è stato ritenuto l’artefice del pentimento di Saverio Morabito. Il suo ultimo incarico era stato quello di vicedirigente del commissariato di Rho-Pero e nel 2015 aveva gestito la sicurezza dei Capi di Stato arrivati in città per l’Expo.