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Schettino potrebbe lavorare in Vaticano: così chiede la semilibertà. “Si potrebbe occupare di digitalizzazione del patrimonio culturale”

Il tribunale di sorveglianza deciderà ad aprile sulla richiesta dell'ex comandante della Costa Concordia, condannato a 16 anni per il naufragio del Giglio
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Potrebbe essere in Vaticano il prossimo futuro di Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia, la nave da crociera che la sera del 12 gennaio 2013 finì contro gli scogli dell’isola del Giglio. Gli avvocati dell’ex capitano hanno chiesto il regime di semilibertà che potrebbe essere applicato attraverso un lavoro alla Fabbrica di San Pietro per occuparsi, nell’ambito del progetto “Seconda Chance“, di digitalizzazione del patrimonio culturale. Il tribunale di sorveglianza di Roma ha rinviato la decisione all’8 aprile: la decisione era attesa per oggi, 4 marzo, ma l’udienza è stata aggiornata perché è cambiato il giudice relatore. Tutto rimandato, dunque, per Schettino e la sua legale Paola Astarita, che giorni fa si augurava vincesse “non il mio assistito, ma il diritto”.

Schettino si trova in carcere, nel penitenziario di Rebibbia, dal 13 maggio 2017, dove sta scontando una condanna a 16 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo – 32 le vittime del naufragio – lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell’imbarcazione. Circostanza, quest’ultima, da cui scaturì l’ordine perentorio dell’allora capitano della Capitaneria di Livorno Gregorio De Falco (“vada a bordo, c…”) il cui audio fece il giro del mondo assieme alle immagini della gigantesca nave piegata su un fianco proprio di forte al piccolo porto dell’isola dell’Arcipelago Toscano.

Durante la reclusione, scontata per oltre la metà, Schettino ha mantenuto una condotta tale da usufruire di permessi premio e di ottenere un lavoro all’interno del carcere. Dal 2020, in particolare, ha lavorato alla digitalizzazione di alcuni processi. Sarebbe proprio un lavoro simile quello che, se la Sorveglianza gli concederà la semilibertà, potrebbe andare a svolgere in Vaticano. La Santa Sede infatti ha aderito a un progetto per consentire il lavoro all’esterno del carcere per i detenuti ammessi alla semilibertà, e il protocollo firmato tra l’associazione Seconda Chance e il Vaticano prevede proprio il lavoro all’esterno dell’istituto di pena come strumento per il reinserimento nella società dei detenuti. Schettino, come gli altri detenuti di Rebibbia che hanno avuto questa possibilità, avrebbe un regolare orario di lavoro dal lunedì al venerdì. Ma per sapere se questa prospettiva diventerà realtà servirà attendere ancora un altro mese.

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