Stiamo andando verso il transumanesimo? La risposta è sì ed è angosciante

di Michele Canalini
Che cos’è il “transumanesimo” e perché ne sentiamo spesso parlare a proposito di Trump e di Musk? Faccio un piccolo passo indietro e parto da un libro di un professore del Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino, Juan Carlos De Martin. È un testo abbastanza recente e ha un titolo eloquente: Contro lo smartphone. Scrive l’autore: “Le macchine digitali sono sempre più fisicamente attaccate ai corpi degli umani, monitorando il loro stato organico e l’ambiente in cui sono immersi, influenzando il comportamento umano”.
In effetti, oggi non possiamo mostrarci inconsapevoli delle conseguenze dell’uso eccessivo della tecnologia, nello specifico per quella dipendenza dai social e dalla rete che viene chiamata “nomofobia”. Ma non è tutto qui.
Proseguo nel ragionamento e trovo illuminanti anche le parole dello psichiatra Vittorio Lingiardi nel suo recente libro, intitolato Corpo, umano, per Einaudi: “Sono consapevole che oggi buona parte delle relazioni si svolge onlife, cioè nell’intreccio tra vita online e offline. Ma penso sia sempre più importante, anche se faticoso, riuscire a capire quando la realtà virtuale è una brillante forma di vita a disposizione oppure è una fuga dal corpo, dalla sua urgenza fisica e dalla sua carnalità”.
S’intende dunque questo per transumanesimo? È questo il futuro “mainstream” che dovrà guidare le “magnifiche sorti e progressive” del genere umano da qui ai prossimi decenni?
Se consideriamo dunque il transumanesimo come un pensiero che abbia lo scopo di considerare l’umanità in crisi e quindi che ponga in primo piano la necessità di riscattarla attraverso la tecnologia e l’intelligenza artificiale, allora la risposta pare essere sì. Nondimeno, la prospettiva di fondo è, almeno a mio giudizio, angosciante. Perché questa è la corrente di pensiero che anima la nuova classe dirigente attorno a Donald Trump, anche solo a partire dal primo intento di voler sostituire parzialmente il dollaro con le criptovalute, tanto per dirne una.
Lo sostiene con valide argomentazioni Marco Bardazzi sul Foglio del 22 febbraio: “Un fenomeno culturale, originario della Silicon Valley, da tenere d’occhio è l’insieme delle idee post-umaniste che sembrano affascinare soprattutto Musk. Un mix di movimenti che hanno in comune l’idea che l’umanità sia in crisi e quindi vada potenziata (con l’intelligenza artificiale, per esempio) o trasferita altrove, magari su Marte con le navicelle di SpaceX. È un arcipelago variopinto, che viene riunito sotto l’acronimo di TESCREAL, che sta per Transumanesimo, Estropianesimo, Singolaritanismo, Cosmismo, Razionalismo, Altruismo Efficace e Lungotermismo”.
Siamo davvero sicuri che sia la strada giusta?
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