“Chiedo perdono alle persone coinvolte, alle comunità parrocchiali e ai fedeli e sottolinea che la perizia commissionata non è un punto di arrivo, ma un mandato per continuare a lavorare con tutta la determinazione possibile”. Sono le parole del vescovo di Bolzano e Bressanone, Ivo Muser in merito al rapporto sugli abusi nella Chiesa altoatesina, presentato lunedì scorso da cui sono emersi 67 episodi ufficiali in circa 60 anni che hanno visto coinvolti 24 sacerdoti. Preti che perlopiù venivano trasferiti senza che fossero presi reali provvedimenti per evitare ci fossero bambini e bambine o adolescenti fossero molestati, palpeggiati o abusati. Tanto che i relatori del rapporto hanno chiaramente parlato di “clemenza” nei confronti dei preti.
“Serve un cambiamento culturale”, ha aggiunto. “Perché fatti come questi potrebbero ricapitare, se noi, come è capitato, distogliamo lo sguardo” ha detto l’altro prelato il cui nome compare nella relazione, elaborata dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera. Sono otto i casi contestati all’attuale vescovo (nella foto) che ha comunque avviato il meccanismo che ha portato alla redazione di questa indagine, la prima della Chiesa italiana. Tra questi quello di avere mantenuto operativo un sacerdote condannato in appello e prescritto in Cassazione. Quella prescrizione permise alla vittima di ottenere un maxi risarcimento nel 2013.
Il vescovo ha annunciato una serie di misure contro gli abusi nella chiesa. “Ci saranno procedure chiare con un gruppo di esperti svilupperà linee guida vincolanti per la gestione dei casi di abuso, che saranno attuate entro la fine del 2025″. Inoltre, ci sarà “il perseguimento coerente dei casi sospetti, sarà istituito interdisciplinare per esaminare con effetto immediato tutti i casi di sacerdoti accusati ancora in vita e proporre misure per i passi successivi da intraprendere”.
Il vescovo intende inoltre ottimizzazione i servizi: “I compiti e le responsabilità del Centro di ascolto, del Servizio di intervento e del Servizio di prevenzione saranno riesaminati e migliorati. Verrà istituito un team di intervento per preparare le decisioni in modo professionale”. Muser vuole inoltre rafforzare la presenza di donne in posizioni dirigenziali che è uno suggerimenti dei relatori. “Il rafforzamento delle donne nelle posizioni guida in ambito ecclesiale viene ulteriormente promosso. Quattro dei nove uffici della Curia vescovile sono già diretti da donne e la diocesi sta pianificando programmi per la promozione delle donne in posizioni guida”, ha aggiunto. Infine, secondo il vescovo, serve “una cultura dell’errore: riconoscere gli errori e imparare da essi, anche con l’aiuto di seminari di formazione, diventa parte integrante del modo di lavorare della Chiesa”. Anche quella della cultura dell’errore è uno dei consigli dei relatori. Il vescovo ha quindi detto di assumersi “personalmente la responsabilità per le omissioni durante il suo periodo di episcopato, tra cui l’insufficiente controllo dei sacerdoti sospetti, la riluttanza nell’adottare chiare misure preventive nei confronti dei sacerdoti accusati e la documentazione carente nel delineare i passi nella gestione dei casi di abuso”.