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Con la ‘pace attraverso la forza’ si potrà allontanare la guerra, ma non trovare una stabilità

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di Stefano Briganti

“Peace through strength” (Zelensky MEP Novembre 2024) – ovvero la pace si raggiunge e si mantiene attraverso l’esercizio o la manifestazione della forza. Una politica abbracciata dagli Stati Uniti a partire da G. Washington fino a R. Reagan e a J. Biden. E’ in quest’ottica che si colloca la gestione dei conflitti attuali e in particolare quello russo-ucraino.

Oggi si dice che si devono fornire ancora più armi a Kiev per dargli una posizione di forza nei negoziati con Mosca e dotare l’Ucraina di strumenti di forza militare per mantenere poi la pace.
Vediamo allora la definizione di pace per capire se questa politica la può davvero garantire. Definizione Oxford Dictionary: “Pace è la situazione contraria allo stato di guerra, garantita dal rispetto dell’idea di interdipendenza nei rapporti internazionali, caratterizzati dal normale e fruttuoso svolgimento della vita politica, economica, sociale e culturale tra i paesi”.

La manifestazione di forza e la possibilità di esercitarla in modo discrezionale incute paura e di conseguenza riduce il rischio di un attacco, ma non costruisce una pace. Permette solo di avere un periodo di tempo senza guerra. Un individuo o uno stato che ritiene a ragione o a torto di essere il più forte può essere tentato di fare politiche “aggressive” nei confronti di altri, ma vantaggiose per lui, contando sul fatto che gli altri non oseranno attaccarlo e questo maturerà sentimenti ostili che potrebbero sfociare in nuovi conflitti.

Partendo da queste considerazioni, osserviamo i rapporti che il cosiddetto Occidente ha oggi con la Russia. Le oltre 19.000 sanzioni comminate alla Russia hanno toccato ogni ambito, da quello economico a quello culturale, politico e sociale e mai si è visto nella storia un tale rapido dispiegamento di sanzioni contro un singolo paese. Il risultato è che oggi la Russia è vista come uno stato con il quale tutte le relazioni sono state azzerate e in nessuno dei vari “piani di Zelensky” approvati dalla Ue si affronta il tema delle sanzioni. E’ perciò legittimo affermare che una volta che cesserà il fuoco rimanga un sentimento di astio e sospetto sia ad ovest che ad est dei confini europei russi.

L’Europa ha dichiarato la Russia il nemico numero uno; si stanno iper armando i paesi europei che confinano con la Russia e che hanno storici rapporti conflittuali con Mosca; si vuole fare dell’Ucraina, ovvero del paese che per decenni avrà in odio la Russia, il paese meglio “armato” d’Europa. Quando è scoppiato il conflitto si è ritenuto di perseguire la stessa logica “Peace through strength” imbottendo l’Ucraina di armi. Due anni dopo l’inizio del conflitto, Borrell disse al Parlamento Europeo: “Dobbiamo convincere gli europei che non possiamo tornare indietro. La guerra ha un costo che dobbiamo pagare. Per costruire una pace stabile in Europa l’Ucraina deve vincere questa guerra”. Ancora oggi Kallas dichiara: “Dobbiamo continuare ad armare Kiev fino alla sua vittoria e prepararci a una guerra con la Russia”, sebbene Zelensky dichiari di non avere la forza per ripristinare l’integrità territoriale perduta. Dal canto suo Rutte chiede di armare ancora di più la Nato anche attingendo ai budget per il welfare dei vari paesi.

Con queste intenzioni e con l’annuncio di una economia di guerra Ue per armarsi ed essere in grado di affrontare la Russia in un conflitto annunciato, come si può parlare di un futuro di vera “pace stabile” in Europa?

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