Matteo Salvini sfida i sindacati. Nel day after dello sciopero generale, il ministro delle Infrastrutture rivendica di aver firmato la precettazione: “Sono soddisfatto di aver garantito, ieri, il diritto a viaggiare con i mezzi pubblici a milioni di italiani”. Poi il leader della Lega provoca le parti sociali: “Il mio impegno non cambia in vista di dicembre, quando si contano già 15 scioperi proclamati, fra cui uno generale fissato il 13 (guarda caso un altro venerdì) a pochi giorni dal Natale. Sono pronto a intervenire ancora, per aiutare i cittadini”, dice il vice della presidente del consiglio Giorgia Meloni.
Dunque Salvini annuncia nuove precettazioni, dopo quella che ieri ha ridotto lo stop del settore trasporti a sole 4 ore: le linee di bus e metro sono rimaste chiuse nella fascia tra le 9 e le 13 in alcune fermate. La precettazione è stata aspramente criticata dai leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. “C’è una svolta autoritaria, contro la quale più di 500mila persone in tutta Italia hanno scelto di essere in piazza”, ha detto il primo, accusato dal governo di istigare alla rivolta sociale. “Noi vogliamo rivoltare come un guanto questo Paese“, ha detto Landini spiegando che la rivolta sociale significa “non voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, ma mettersi insieme” per cambiare la situazione.
Oggi il leader della Cgil ritorna sulle suo parole. “Quando sono stato a Palazzo Chigi per la legge di bilancio ho regalato alla presidente del Consiglio L’uomo in rivolta di Albert Camus. Il senso di quel libro che fece grande rumore è rimettere al centro la libertà delle persone. Se la persona non si rivolta di fronte alle ingiustizie non esiste come persona, perché viene cancellato. Io l’ho pensata così”, ha spiegato al congresso nazionale delle Acli. “Oggi la messa in discussione della democrazia non la danno le persone in piazza per i propri diritti ma chi in Parlamento sta tentando di far passare un decreto che chiama sicurezza ma riduce le libertà e gli spazi delle persone”. E ancora, ha aggiunto: “Vedo il rischio che di fronte” alle “diseguaglianze, anziché reagire, uno si rassegni che prevalga la paura, che prevalga la chiusura di ognuno pensando che da soli se lo deve risolvere. Ecco, io penso che proprio perché questa è la situazione, e proprio perché dall’altra parte oggi abbiamo un governo che sta agendo dal mio punto di vista proprio per mettere in discussione le organizzazioni sociali di rappresentanza, perché non vuole governare riconoscendo un ruolo di mediazione sociale ai vari soggetti di rappresentanza, ma pensa di poter comandare senza bisogno di dover mediare come dovrebbe fare qualsiasi governo anche con i soggetti sociali che hanno una rappresentanza, penso che di fronte a tutto questo ci sia bisogno che le persone di fronte alle ingiustizie, di fronte a quello che sta succedendo non si voltino da un’altra parte, ma che ognuno si rivolti di fronte a questa ingiustizia, si metta insieme agli altri anche con solidarietà per cambiare sostanzialmente questa situazione”. E a proposito dello sciopero di ieri, ha commentato: “Quello che arrivava dalle piazze era la volontà delle persone di esserci e di partecipare. Da quelle piazze arriva una domanda trasversale di partecipazione e di rappresentanza perché il livello di sfruttamento e di impoverimento sociale non è più accettabile e la gente vuole reagire. E’ importantissimo offrire un terreno di iniziativa che sia in grado di cogliere questo”.