Schiaffi, calci e pugni. Se l’è vista brutta l’inviato de “Le Iene” Nicolò De Devitiis aggredito in maniera violenta da un tassista romano. L’inviato, che qualche giorno fa si trovava presso la stazione Termini di Roma, in Via Giolitti, ha provato a far notare a un tassista di essere parcheggiato in divieto di sosta, lontano dalla regolare zona di stallo. L’area riservata ai taxi si trova nel piazzale antistante la stazione, quindi chi vuole evitare di mettersi in coda con i colleghi, si piazza nelle uscite laterali in sosta vietata. Da quel posteggio, infatti, il tassista prendeva clienti aspettandoli direttamente all’uscita. Quando la Iena gli fa notare la sua sosta irregolare, ecco che il tassista gli ordina con fare intimidatorio di andare via, andandogli incontro e colpendolo con ripetuti calci, poi schiaffi e pugni, sotto gli occhi dei passanti.
“Le Iene” hanno evidenziato nel corso degli ultimi mesi altre irregolarità da parte dei tassisti: richiederebbero somme non dovute, ruberebbero sul resto, non userebbero il pos come metodo di pagamento in modo da poter evadere le tasse; farebbero salire più clienti chiedendo ad ognuno di pagare la corsa per intero o rifiuterebbero le corse per loro meno convenienti.
Un agente in borghese della squadra vetture della polizia municipale di Roma ha confessato: “Comandano loro, perché politicamente sono più forti. Politicamente perché votano compatti sempre. Tutte leassociazioni di categoria fanno pressione sul politico di turno. Per questo fanno come gli pare”.
L’inviato quindi si domanda come sia possibile che alcuni tassisti qualsiasi cosa facciano, anche di illegale, siano sempre lì negli stessi luoghi indisturbati. L’agente in borghese prosegue: “Perché non vengono prese le sanzioni per la sosta lì fuori dallo stallo, dovrebbero prende il provvedimento della sospensione alla Camera di Commercio. Perché non lo prende? Perché siccome non capisce la legge, non lo prende il provvedimento, non lo fa e basta. Rapporto amministrativo, sospensione dal ruolo per un mese, quindi impossibilità di lavorare per un mese, non lo fanno perché non sanno come applicare la sanzione”.
Il provvedimento di sospensione temporanea dal ruolo dei tassisti furbetti non verrebbe preso quando dovuto. Per l’agente il sistema delle sanzioni non funzionerebbe, bisognerebbe cambiare la legge e anche le poche in cui si arriva alla sospensione dal servizio, per esempio per il mancato uso del pos, non sarebbero un serio deterrente: “È tutto nero. Perciò non vogliono pagare con il pos. Per quello il dipartimento fa parecchie sospensioni però mettono in conto pure quello perché tanto so’ ottomila, quaranta noi ma quanti ne possono arrivare? Quante volte ti può succedere? Una volta? Due? Metti in conto che cinque giorni ti riposi, perché la sospensione è cinque giorni”.
Una sospensione di cinque giorni, se mai arrivasse, a quanto pare non spaventa nessuno. Anche perché ci sarebbe più di un trucchetto per non pagare il verbale da parte di chi viene beccato a non rispettare le regole: “Fanno ricorso domiciliandosi presso un altro posto, anche presso un avvocato, ma senza procura. Quindi in questi casi il sistema manda l’avviso a casa del tassista. Il tassista non la ritira perché l’audizione doveva essere mandata dall’altra parte. Gli vai d’ordinanza ingiunzione. Perché non s’è presentato all’audizione, lui va dal giudice di pace e dice ‘ma io stavo domiciliato qui e non m’è arrivato niente’ e l’avvocato dice ‘a me non m’è arrivato niente’. Perciò annullato il verbale. Noi alla fine siamo pure un po’ stanchi”. Un sistema, secondo quanto dimostrato da “Le Iene”, consolidato.