Nel giorno in cui il giudice per le indagini preliminari di Firenze firma il decreto di sequestro di un piccolo tesoro a Marcello Dell’Utri (leggi l’articolo di Marco Lillo), la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha rigettato la richiesta della Procura di disporre la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e la confisca dei beni dell’ex senatore di Forza Italia, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Il provvedimento è stato depositato il 13 marzo scorso. Dell’Utri era difeso dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani. Una giornata particolare e due diverse valutazioni da parte dei magistrati toscani e da quelli siciliani anche se si tratta di procedimenti diversi che però fanno riferimento al verdetto definito per concorso esterno che riguarda l’ex parlamentare azzurro.

Il procedimento nasce nel 2020 con la richiesta della Procura di Palermo di applicare a Dell’Utri la sorveglianza speciale e di disporre la confisca (previo sequestro) di parte dei suoi beni. Il Tribunale rimandò gli atti ai pm chiedendo approfondimenti. Nel 2021 l’ufficio inquirente, alla luce degli accertamenti disposti, ha reiterato le istanze ritenendo l’ex senatore di Fi socialmente pericoloso e sostenendo che parte del suo patrimonio fosse sproporzionato rispetto ai suoi redditi leciti.

Il 29 settembre scorso il tribunale ha rigettato la richiesta di sequestro ritenendo che non fosse stata dimostrata la provenienza illecita dei beni dell’ex manager di Publitalia e della sua famiglia e ha fissato l’udienza in cui discutere della confisca e della sorveglianza speciale. Nel frattempo il no al sequestro è stato confermato dalla Cassazione ed è diventato definitivo. Il 13 marzo la decisione del Tribunale che respinge le istanze dei pm.

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