“A riprova di ciò, ci sarebbe l’intestazione prestampata del vicariato del Vaticano. Ma domani diranno che è falsa perché Poletti nel ’93 non era più vicario. Nei “documenti particolari” – spiega Orlandi – erano inserite degli elementi come intestazioni vecchie per cui nel momento in cui fossero stati resi pubblici, sarebbe stato possibile dire che erano falsi”, ha spiegato Orlandi che conosce bene le dinamiche del Vaticano in cui è nato e cresciuto. Quindi, secondo questo documento Emanuela Orlandi era incinta e questo spiegherebbe un’altra voce contenuta nei “cinque fogli”: quella delle spese mediche che il Vaticano avrebbe sostenuto per curare la ragazza presso la Clinica St. Mary, per le cure svolte dalla ginecologa dott.ssa Leasly Regan. St Mary Hospital “Dove potrebbe essere stata ricoverata – ha aggiunto Orlandi – forse per interrompere la gravidanza. Per cui è stato chiesto aiuto da parte del Vaticano allo Stato Inglese. È stato coinvolto un ex rappresentante delle istituzioni inglese. Se non mi convocheranno, andrò all’ambasciata inglese”. E poi c’è una foto, di una collanina, inviata a Pietro Orlandi da quest’uomo che apparteneva ai Nar. Ne era in possesso perché quando sono stati coinvolti in questa storia, furono fotografate le cose di cui era in possesso Emanuela. “Era una piccola corda che lei aveva al collo, la aveva fatta lei stessa, era giallo rossa in onore dello scudetto della Roma”.
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Le rivelazioni di Pietro Orlandi a Verissimo: “Emanuela segregata a Londra. Nel ’93 era incinta. In una lettera, il cardinale Poletti chiedeva aiuto per farla abortire”
Se effettivamente a Santa Maria Maggiore troveranno il muro indicato da questa persona e dietro a questo muro c’è questa cassetta, si apre uno scenario nuovo sul dopo 40 anni
