Speravo di sbagliarmi, mi sono immedesimata con la preoccupazione e l’ansia dei familiari di questa giovane ragazza che aveva tutta la vita davanti. Le è stata strappata via, per egoismo, da un uomo che è fuggito e non si è assunto la responsabilità di ciò che ha fatto. Giulia Cecchettin era una persona che si stava laureando, voleva costruire un futuro, non con lui, non con quello che è diventato il suo assassino. Aveva avuto la forza di sottrarsi al potere di un uomo che, secondo la sorella di Giulia (che ha postato un “E’ stato il vostro bravo ragazzo!”) era violento, miseramente tollerato da quanti lo consideravano “una persona normale”.

Chi commette femminicidi però non deve necessariamente mostrare nulla di diabolico. Il femminicida si nasconde tra noi, nelle nostre case, nelle relazioni che viviamo, i segnali per percepirlo risiedono in una consapevolezza che svela ogni stereotipo sessista che attribuisce valore al possesso o alla gelosia, come dimostrazioni d’amore invece che di semplice esercizio del controllo e del potere del femminicida sulla sua vittima.

Giulia era una donna che aveva diritto di scegliere liberamente ma è stata colpita, strattonata, pugnalata più volte, massacrata, mentre tentava di difendersi come poteva, infine uccisa, posta su un’auto, esanime e barbaramente scaricata in un canalone. Nel frattempo lui, codardo, fuggiva, si nascondeva, nascondeva la verità al mondo.

Giulia era una di noi, noi che siamo sopravvissute a uomini come il suo ex, perciò siamo affrante, dispiaciute, arrabbiate, perché un’altra donna è stata uccisa per puro egoismo da parte di un uomo che non ha accettato che lei dicesse No e andasse avanti da sola, costruendo un’altra vita. Giulia è una di noi e non la dimenticheremo, come non dimentichiamo tutte le altre vittime di femminicidio che dall’inizio dell’anno sono centinaia (103) eppure si parla di questioni sporadiche, si sottilizza sui termini da usare quando parliamo di violenza di genere e si recepisce il messaggio restituendo provvedimenti inadeguati che non portano a nessun cambiamento culturale, una cultura che considera gelosia e controllo normali, la stessa cultura che legittima il femminicidio.

Per prevenire morti ulteriori serve un corso di educazione al rispetto di genere nelle scuole, serve che tutti ne parlino, serve che non si invisibilizzi ma si celebri la donna che ha subito violenza e serve che si smetta di empatizzare con il suo assassino. Vogliamo giustizia, vogliamo il diritto alla legittima difesa, vogliamo un cambiamento, vogliamo che non vi siano altre Giulia a farci temere per le nostre esistenze e per quelle delle nostre figlie che arriveranno poi. Vogliamo che cessi la complicità, l’omertà sulla violenza nelle relazioni, vogliamo che sia chiaro che quel che accade ad una accade a tutte noi. Giulia è stata assassinata. Quella morte pesa su tutte. Non la passeranno liscia quelli che difendono il suo assassino o quelli che continuano a coltivare la cultura pietosa fatta di stereotipi sessisti. Bisogna educare i figli a rispettare le donne, ad accettare che se una donna dice No è No. Bisogna intervenire in ogni scuola, ogni piazza, ogni luogo. Con un grande abbraccio solidale nei confronti dei familiari di Giulia.

Buonanotte fiorellino, siamo con te. Ti ricorderemo. Scusaci se non siamo riuscite a prevenire anche la tua morte. Urleremo più forte. Sempre più forte.

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