Cinema

Napoleon di Ridley Scott sotto la lente degli storici: almeno tre inesattezze soltanto nel trailer

di Davide Turrini

Napoleon di Ridley Scott ha numerose imprecisioni storiche? “Ma lasciatemi vivere e state sereni”. Il regista di Blade Runner stavolta sbotta. Non che nelle ricostruzioni storiche nei suoi film sia un fenomeno della natura (basta solo vedere House of Gucci e Tutti i soldi del mondo con un’Italietta approssimativa e da cartolina), ma è evidente che chi conosce il cinema di Scott non può pretendere quel tipo di risultato capillare e ossessivo. Insomma, non è il Barry Lyndon di Kubrick.

Il fastidio dell’85enne autore britannico è stato espresso in una lunga intervista al New Yorker dove presenta, appunto l’attesissimo Napoleon con Joaquin Phoenix, in uscita negli Stati Uniti il 22 novembre e in Italia il 23. A sollevare dubbi sull’accuratezza dei dettagli storici presenti non nel film, ma solo nel trailer di Napoleon era stato lo storico Dan Snow che in un video su TikTok aveva sottolineato almeno tre inesattezze: Napoleone non spara un colpo durante la Battaglia delle Piramidi; durante la decapitazione Maria Antonietta ha i capelli corti, tagliati per l’esecuzione e non lunghi e crespi; infine, Napoleone non era presente alla decapitazione. Per carità, tutto vero.

Ma, appunto, chi conosce Scott sa che di aspetti storici un po’ forzati e ritoccati ne è piena la sua filmografia. Probabile che anche per questo il regista abbia risposto di “stare sereni” che in sostanza significa che sono pure affari suoi. Phoenix, protagonista del film e reduce da un rapporto con Scott sul set non proprio idilliaco, dal canto suo aveva spiegato che “se vuoi capire Napoleone, allora devi studiare e leggere per conto tuo, perché se vedi questo film si tratta della versione riprodotta attraverso lo sguardo di Ridley”. Chi vuol capire capisca, insomma. Del resto non è che l’illusione ultrarealista della ricostruzione storica alla Paolo Benvenuti (Gostanza da Libbiano) siano metodo e rigore obbligato.

Kubrick in Spartacus o Rossellini in Viva l’Italia si prendono licenze storiche da far tremare la cristalleria negli uffici della Scott Free Productions. Paradossalmente anche Barry Lyndon, capolavoro calligrafico dello stesso Kubrick, è un risultato tecnico estetico di estremo realismo in costumi, luci e tonalità cromatiche, ma sulla precisione di battaglie, spostamenti, incroci di destini lascia che sia William Makepeace Thackeray a far da soggettivo suggeritore. Insomma, licenza poetica a go-go, ovviamente senza esagerare. Semmai ciò che ancora manca a un veterano come Scott sarebbe il riconoscimento supremo degli Oscar alla regia: nominato tre volte (The Martian; Thelma e Louise; Il Gladiatore), Oscar come produttore per il miglior film Il Gladiatore, la stessa sera Scott si è visto soffiare la statuetta della miglior regia da Steven Soderbergh per Traffic. Chiosa (legittima): e un film cult come Il Gladiatore a livello di ricostruzione storica come andrebbe giudicato? Meglio non parlarne e ammirare il perfetto rimescolamento di carte tra epica e storia di uno Scott al suo meglio.

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