Mentre il governo Meloni spera di chiudere un accordo sulla transizione entro agosto con Stellantis, i segnali che arrivano dai vertici del gruppo franco-italiano sono pessimi. Non solo per l’Italia. Anche la Francia trema di fronte all’avvertimento dell’amministratore delegato Carlos Tavares che ha chiarito senza mezzi termini qual è la strategia del gruppo per imporsi nel mercato dei motori elettrici: produrre dove più conviene. Ma se da martedì il governo italiano non ha fiatato di fronte alla decisione di produrre la nuova 600 e la Topolino in Polonia e Marocco, la risposta di Parigi alle nuove dichiarazioni dell’ad del gruppo è stata veemente e traccia la rotta di una battaglia che diventerà internazionale. E con il governo francese in campo per proteggere il suo settore automotive, la partita in mano al ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, si fa ancora più complicata. Con il rischio di dover dividere le briciole, in una posizione di svantaggio.

Lo strappo di Stellantis – Tavares è stato esplicito su quale sarà la stella polare di Stellantis nei prossimi anni: “Dialoghiamo con i governi di Italia e Francia, che sono ben intenzionati, sono di supporto, ma Stellantis produce dove è competitiva”. Lacci e lacciuoli, insomma, non serviranno a trattenere le linee produttive. Semmai, come aveva fatto capire già martedì il ceo Fiat Olivier Francois, ci vogliono stimoli – cioè incentivi – al mercato interno dell’auto per spingere il gruppo a produrre più auto in Italia. “Noi guardiamo prima di tutto ai clienti, che vogliono qualità e prezzi accessibili – ha chiarito Tavares – L’elettrico è più costoso del 40% rispetto ai motori tradizionali e non possiamo chiedere alla classe media di pagare un’auto il 40% in più. Dobbiamo essere saggi per conservare la nostra competitività”.

Le Maire: “Ci vuole patriottismo” – Così se dal momento della fusione a tremare per le mosse del gruppo erano stati soprattutto i lavoratori italiani, le parole di Tavares mettono in allarme Parigi. E bastano pochi minuti al governo per intervenire sul tema con un richiamo pesantissimo. È il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, a chiedere a Stellantis di dar prova di “un po’ di patriottismo”, riportando in Francia la produzione di piccoli veicoli elettrici. “La sfida industriale per la Francia – avverte – è costruire non solo veicoli di lusso ma anche piccoli veicoli elettrici come la Peugeot e-208 sul nostro territorio”. Una sfida che Le Maire “auspica” venga accolta da Tavares: “Noi forniamo aiuti, aiutiamo l’industria, cerchiamo di favorire l’acquisto di veicoli elettrici sul territorio”, ha rimarcato.

Ma Tavares lo gela – La risposta dell’amministratore delegato è stata gelida: “Dopo che ho investito in Francia, produco veicoli elettrici in tutti gli stabilimenti, non vedo perché dovrei creare progetti in perdita. Ho la responsabilità di fare le scelte giuste per non compromettere il futuro dell’azienda”, ha detto ricordando che Stellantis produce in Francia 12 auto elettriche, ha una gigafactory inaugurata poche settimane fa e ha investito oltre 2 miliardi di euro. Se a Parigi è scoppiata la bufera, in Italia regna il silenzio. Nonostante le parole di Tavares indichino in maniera cristallina quali sono le priorità di Stellantis e le vie per raggiungerle. Strade che, sotto il profilo degli stabilimenti produttivi, non portano né a Torino né a Poissy. Con il rischio di aggravare la sofferenza del settore automotive nei due storici Paesi produttori dell’Unione europea, in crisi da anni.

Numeri drammatici, Roma muta – Come aveva anticipato Ilfattoquotidiano.it, i dati della fondazione Claudio Sabbatini scattano una fotografia nitida del declino: Francia e Italia vivono una crisi assimilabile con oltre il 60% di veicoli in meno prodotti dal 1999 allo scorso anno che, tradotto in numeri, vuol dire rispettivamente 1,8 milioni e 940mila auto in meno sfornate. Nonostante il rapporto tra le vetture immatricolate e quelle prodotte sia decisamente sbilanciato verso le prime. Insomma, le auto si comprano ma sono prodotte all’estero. Perché, ora le parole di Tavares lo certificano, produrre altrove è più conveniente. Con buona pace del “futuro entusiasmante” decantato da John Elkann per Torino e l’obiettivo del governo Meloni, annunciato da Urso, di voler chiudere entro agosto un accordo con Stellantis sulla transizione, sostanzialmente concordando eventuali strumenti per accompagnare la riconversione del settore e dell’indotto, a fronte di un aumento della produzione in Italia. Stando alle parole di Tavares, il governo ha davanti una via strettissima e lastricata di soldi pubblici. Ammesso che bastino.

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