Se ancora ci fossero dubbi su da che parte pendono gli equilibri del gruppo franco – italiano Stellantis, oggi è arrivato l’ennesimo suggerimento. Il gruppo ha inaugurato a Douvin, nel Nord della Francia la sua gigafactory per produrre batterie elettriche. È la più grande struttura di questo tipo in Europa, frutto di una collaborazione con Total Enrgies e Mercedes. Costata 7 miliardi di euro, di cui 2,8 pagati dallo Stato francese. Il prossimo passo sarà l’apertura di un sito simile in Germania e poi, si dice nel 2026, dovrebbe arrivare il turno di Termoli, in Italia. Parigi del resto è anche azionista possedendo una partecipazione diretta del 6,1%. Sorto dall’unione di Fca e Psa, Stellantis ha quindi una maggioranza relativa francese nell’azionariato. Un altro 7,1% fa capo alla famiglia Peugeot ma i due soci transalpini hanno opzioni che ne accrescono il peso relativo e la capacità di voto. Sul fronte italiano c’è la Exor (domiciliata in Olanda) della famiglia Agnelli -Elkann. Al momento della fusione ha incassato un lauto dividendo e mantiene il 14,3% del capitale, primo azionista singolo ma in minoranza rispetto all’insieme dei francesi. L’amministratore delegato Carlos Tavares proviene da Psa.

“Qui siamo nel futuro, è un grande progetto europeo”, afferma comunque John Elkann. Il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire, è un po’ più preciso. “È un grande giorno per l’industria in Francia e in Europa, la nascita di una nuova filiera industriale delle batterie elettriche con la creazione in questa regione di 10mila posti di lavoro”. Il ministro poi aggiunge “Sono commosso e impressionato, è una fabbrica modello. Qui tocchiamo con mano il mondo industriale futuro, pulito e tecnologico. È una fabbrica nata dalla buona volontà dei politici, spesso tanto criticati per una volta hanno fatto un ottimo lavoro. Tavares si è battuto come un leone“. Per l’occasione Le Maire gira un altro assist a Tavares. “La normativa Euro 7 è inutile, non dobbiamo spendere soldi, miliardi, su norme che Cina e Usa non impongono ai loro costruttori”, afferma, sottoscrivendo una storica battaglia del numero uno di Stellantis.

“Cominciamo una nuova fase, grazie anche alla qualità della collaborazione fra tre grandi Stati che ci hanno accompagnato in questo progetto. Siamo riusciti a collaborare anche se spesso gli interessi non coincidono”, replica Tavares che poi spiega “È una trasformazione darwiniana. Contribuiremo al progetto di produrre in Europa il 23% delle celle delle batterie”. Tavares ha ricordato che entro il 2030 Stellantis lancerà 65 nuovi modelli elettrici, “una sfida industriale”. Il manager poi conclude “Faremo due gigafatory in Nord America, una in Canada e una negli Stati Uniti. Sappiamo che avremo bisogno di una terza e di una quarta negli Stati Uniti. Ci saranno degli annunci”. Nessun riferimento a Termoli.

Ci prova il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, invitato in Francia all’inaugurazione. “Si apre oggi una nuova fase per l’industria europea. È un progetto che mette insieme tre grandi nazioni e deriva da una visione europea. Non è però sufficiente, dobbiamo coinvolgere altri Paesi europei“, afferma. Non è un segreto che negli ultimi anni il governo italiano sia stato latitante su questo dossier. In particolare sia sindacati che industriali hanno rimproverato a Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico nel governo Draghi, una totale inazione per quanto riguarda la definizione di una strategia nazionale per la transizione verso l’elettrico,

Chi ha capito benissimo dove tira il vento sono i lavoratori del gruppo. Venerdì 2 giugno la Fiom sarà a Parigi-Poissy con una delegazione di cento lavoratrici e lavoratori di Stellantis provenienti da tutti gli stabilimenti italiani. La “trasferta” ha lo scopo di chiedere garanzie a Stellantis per l’occupazione, per migliori condizioni di lavoro e per investimenti sulla transizione industriale. “In questi mesi, oltre a non esserci stato l’avvio di nessun confronto, sono peggiorate le condizioni di lavoro in tutti gli stabilimenti del gruppo in Italia. Lo dimostrano le reazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che da Pomigliano a Mirafiori hanno scioperato per chiedere lavoro, dignità, prospettive future e il rispetto delle norme di salute e sicurezza”. Lo dichiara Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità. “A peggiorare il quadro di incertezza, – continua Lodi – c’è la politica di accompagnamento incentivato di oltre 7000 lavoratori, dal 2021 ad oggi, fuori dal perimetro aziendale, senza prevedere interventi per la rigenerazione dell’occupazione con l’ingresso di giovani negli stabilimenti e in particolare negli enti di ricerca e sviluppo”

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