Prima vera grana, dopo le elezioni, per Massimiliano Fedriga, presidente leghista del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Dopo giorni di indiscrezioni riguardanti l’acquisto con trattativa privata di alcuni immobili della Banca Mediocredito del FVG (nel 2022) da parte dell’assessore alle attività produttive Sergio Bini, arriva in aula la conferma dello stesso Bini di essere dirigente dipendente di Euro&Promos spa, una società che negli ultimi anni ha vinto numerosi appalti nella gestione di servizi pubblici non solo per conto della Regione, ma anche del Comune di Trieste. La reazione dei gruppi di minoranza, che già avevano presentato una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore per l’affare immobiliare, è stata immediata. Hanno convocato una conferenza stampa per chiederne le dimissioni. Se non lo farà, si appellano a Fedriga perché gli ritiri le deleghe.

Il colpo di scena si è registrato in consiglio regionale con una risposta a un’interrogazione di Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto Autonomia Civica. Bini ha ammesso di avere con Euro&Promos un rapporto di lavori in essere, essendo dirigente assunto della società di cui egli stesso detiene il controllo con il 40 per cento delle azioni. Ha però aggiunto che non svolge attività, visto che dal 2018 è assessore regionale. Tanto è bastato a Moretuzzo per una replica molto severa. Ha ricordato come Bini abbia sempre sostenuto che della società aveva solo il pacchetto azionario, senza però alcuna funzione, visto che non faceva parte del consiglio di amministrazione. “Lei ci ha sempre detto cose non vere.– gli ha contestato Moretuzzo – Dovrebbe dare le dimissioni per un evidente conflitto di interessi. Come si può essere assessori alle attività produttive e allo stesso tempo dirigente, nonché azionista, di una società che concorre ad appalti pubblici? Se non lo farà lei, ci appelliamo al presidente Fedriga perché le tolga le deleghe”.

Subito dopo la burrascosa seduta, i tre capogruppo della minoranza (anche Diego Moretti del Pd e la pentastellata Pompea Capozzi per il gruppo Misto) hanno convocato la conferenza stampa, chiedendo le dimissioni dell’assessore. Quest’ultimo ha dichiarato: “Sono stato assunto il 3 gennaio 2002 da Eurocoop, la stessa negli anni successivi è stata oggetto di fusione dando vita a Euro&Promos, che successivamente è diventata Euro&Promos spa”. E ha aggiunto: “La posizione lavorativa è proseguita come dirigente di azienda, senza ulteriori incarichi, senza che da ciò siano poi derivate situazioni di conflitto di interesse tra la Regione Fvg ed EuroPromos, stante anche l’assenza di ruoli operativi negli organi di gestione”.

Due giorni fa 19 consiglieri di minoranza avevano presentato una mozione di censura nei confronti di Bini per la vicenda dell’acquisto di tre immobili avvenuto il 10 maggio 2022 con un rogito registrato da un notaio di Trieste. Il venditore era Banca Mediocredito del Friuli Venezia Giulia spa (all’epoca partecipata dalla Regione FVG con il 47 per cento delle quote di proprietà, quindi con obbligo di vigilanza da parte dell’assessorato alle Finanze). Le tre unità immobiliari (un doppio appartamento su due piani e un box auto) si trovano in via San Francesco a Trieste. L’ipotesi di censura nasce dal fatto che “la vendita degli immobili – per la quale non vi è stato alcun avviso pubblico – nasceva dalla necessità della Banca di chiudere il leasing sulle tre unità, deteriorato dal fatto che il conduttore del leasing non pagava le relative rate da tempo”. L’assessore aveva dichiarato alla stampa di “aver agito nel massimo rispetto della legge e della trasparenza” e di essere venuto a conoscenza della messa in vendita da un’agenzia immobiliare triestina. Le minoranze, sulla base di dichiarazioni di stampa, sostengono che “quest’ultima circostanza è stata smentita dai rappresentanti della medesima agenzia”. All’origine della vendita, quindi, c’era una delibera del cda della banca, non un avviso pubblico. “Le dichiarazioni sopra citate rendono la vicenda poco chiara. Il ruolo di amministratore pubblico, in particolare di assessore regionale con una delega pesante come quella delle attività produttive, dovrebbe imporre grande attenzione alla natura dei rapporti con le partecipate regionali, evitando situazioni che dal punto di vista etico e morale, proprio per la natura dell’incarico ricoperto, confliggono con il ruolo di amministratore pubblico”. La mozione stigmatizza poi “il silenzio di questi giorni del presidente della Regione, dell’assessore alle Finanze, nonché delle forze politiche e consiliari (tra cui della stessa lista che l’assessore ha contribuito in maniera determinante a fondare) della maggioranza” e segnala “l’assoluto imbarazzo di una situazione che pone seri dubbi sul fatto che l’assessore Bini possa continuare a rimanere in carica da assessore”. La discussione è prevista per fine giugno.

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