L’India rafforza ulteriormente il suo ruolo di hub internazionale di greggio russo. La compagnia petrolifera russa Rosneft e la Indian Oil Company hanno firmato oggi un accordo per “un aumento significativo” delle esportazioni di petrolio russo verso l’India. Rosneft sottolinea anche che lo scorso anno per la prima volta la Russia è entrata fra i primi cinque partner commerciali dell’India, con un interscambio di 38,4 miliardi di dollari. Ieri il vice primo ministro russo Alexander Novak aveva ricordato come le forniture di petrolio a New Delhi siano aumentate di 22 volte nel 2022. L’India, come la Cina e la gran parte dei paesi asiatici, non aderisce alle sanzioni occidentali contro Mosca. Per effetto di queste misure il petrolio russo viene venduto a sconto rispetto alle quotazioni di mercato, il che assicura a chi lo compra grandi risparmi e, di conseguenza, maggiori profitti. Molto del petrolio russo che arriva in India viene raffinato e rivenduto anche sui mercati europei a prezzo maggiorato garantendo a Nuova Delhi grandi guadagni. Ma la domanda di idrocarburi russi è aumentata anche da parte di Turchia, Cina, Brasile, Marocco e pesino Arabia Saudita che lo utilizza per soddisfare il fabbisogno esterno destinando una quantità ancora maggiore delle sue gigantesche riserve all’export.

Arabia Saudita che oggi ha rafforzato ulteriormente i suoi legami con la Cina e la Russia. Riad ha annunciato di aver aderito all’Organizzazione per la cooperazione di Shangai (Sco), il forum di cooperazione euro-asiatico dominato da Russia e Cina in funzione anti-Usa. Creata nel 2001 da Russia, Cina ed ex stati sovietici dell’Asia centrale, la Sco si è allargata a India e Pakistan, con l’obiettivo di svolgere il ruolo di contrappeso all’influenza occidentale nella regione. Per ora l’Arabia Saudita entra nel forum euroasiatico come “partner di dialogo”, in vista di entrare a pieno titolo nell’Organizzazione. Lunedì scorso l’Arabia ha annunciato un investimento da 3,6 miliardi di dollari nella principale raffineria cinese a cui assicurerà una fornitura di 480mila barili al giorno. Inoltre Riad starebbe considerando la possibilità di farsi pagare in yuan, e non in dollari, il petrolio venduto alla Cina. A inizio marzo Pechino è stata mediatrice di un accordo storico che ha visto Arabia Saudita ed Iran raggiungere un’intesa per avviare un percorso di normalizzazione dei loro rapporti, dopo decenni di fortissimi attriti. Oggi la compagnia petrolifera cinese Cnooc e la francese Total Energies hanno concluso il primo accordo per la fornitura di gas liquefatto (gnl) con pagamento in valuta cinese.