La Villa Adriana, presso Tivoli, fu costruita all’inizio del secondo secolo dall’imperatore Adriano come residenza imperiale estiva e fu in uso fino al IV-V sec. Si estende su circa 120 ettari di cui 40 costituiscono il parco archeologico di Villa Adriana, di proprietà statale dal 1870, molto visitato. Nella villa furono riprodotte le maggiori opere architettoniche dell’impero (il Canopo sul Nilo, la valle di Tempe in Tessaglia, il Pecile di Atene, etc.) e compaiono inoltre nuove ardite strutture architettoniche che viste direttamente o riprodotte nelle magistrali incisioni di Piranesi ispirarono architetti come Antonio Sangallo e Francesco Borromini e furono un modello frequentemente citato dagli architetti neoclassici in tutta Europa.

Il parco archeologico di Villa Adriana fu inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità (World Heritage) nel 1999 (23° sessione del Comitato Unesco). Nel trattato sottoscritto con l’Unesco lo Stato italiano si impegnava a mantenere non urbanizzata una fascia di rispetto (buffer zone) attorno alla villa. Quest’area comprende la fascia a sud del parco archeologico, fino alla strada che conduce al casello autostradale tuttora prevalentemente libera da edifici, mentre l’area a nord verso la via nazionale tiburtina è occupata da una disordinata borgata costruita, in parte abusivamente, dal dopoguerra in poi.

Ma sull’area ancora libera pendeva fin dagli anni 70, conformemente alle previsioni del piano regolatore di Tivoli, la minaccia di una colossale lottizzazione di circa un milione di mc detta “lottizzazione Nathan”, dal nome della famiglia del famoso sindaco di Roma, proprietaria nel secolo scorso di quei terreni. La sua realizzazione avrebbe chiuso il parco archeologico in un anello di poco attraente urbanizzazione moderna, una situazione non proprio adatta a un’adeguata valorizzazione. Negli anni Ottanta la lottizzazione Nathan fu vicina alla realizzazione, tanto che furono in buona parte eseguite le opere di urbanizzazione. Italia Nostra richiese l’intervento della soprintendenza che bloccò i lavori, anche in seguito alla (prevedibile) scoperta di importanti resti archeologici.

Con la conseguente apposizione di vincoli da parte del ministero, la lottizzazione fu notevolmente ridotta e si arrivò nel 1998 a un nuovo piano per circa 180mila mc. Intanto, in conseguenza del trattato con l’Unesco, nel 2001 il ministero dei Beni culturali vincolava ai sensi del d.lgs. 29 ottobre 1990, nr. 490 come zona d’interesse archeologico l’area tuttora libera contigua al parco archeologico prevista nel trattato come “area buffer”, ovvero come area di rispetto finalizzata alla fruizione e valorizzazione del monumento. Tale vincolo veniva recepito nel 2007 dalla Regione Lazio che includeva la zona nel Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (Ptpr) come “Paesaggio Naturale Agrario”.

Ma nel 2008 il consiglio comunale di Tivoli adottava il piano di lottizzazione e, il 6/11/2011, sulla base del parere paesaggistico positivo rilasciato dagli uffici regionali lo ha approvato. Italia Nostra ha presentato ricorso al Tar nel 2012. Nello stesso anno 2012 il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’Unesco deliberava, in base agli accordi, di richiedere allo stato italiano di essere informato, a norma del trattato, sugli interventi all’interno dell’area buffer di Villa Adriana.

Tali interventi devono infatti avere un Hia (Heritage Impact Assessment) positivo per essere realizzati. Nel 2013 la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Regione Lazio incarica l’architetto Jane Thompson di redigere lo Hia sulla base de regolamento Unesco. La relazione arriva nel 2014 e dice in sostanza che la realizzazione della lottizzazione comporterebbe l’espulsione di Villa Adriana dal Patrimonio dell’Umanità.

La vicenda ebbe notevole risonanza nei media nazionali e internazionali. Nel 2014 la nuova amministrazione del comune di Tivoli bloccò le opere di urbanizzazione preliminari della lottizzazione per ragioni di rischio idrogeologico. Ci furono anche pubblici interventi del MiBAC e anche del ministro Dario Franceschini che dichiarò che la lottizzazione non si sarebbe fatta promettendo anche una legge per bloccarla.

Ma passata l’attualità della vicenda tutto rimase come prima fino al 2022 quando l’impresa ottenne dal Tar del Lazio l’annullamento dell’ordinanza del sindaco del 2014 rimettendo in discussione la lottizzazione. Italia Nostra chiese al Tar, tramite l’avvocato Domenico Cagnucci, la discussione del ricorso presentato nel 2012.

L’udienza si è tenuta lo scorso febbraio. Lunedì 20 marzo è stata pubblicata la sentenza del Tar del Lazio che accoglie la richiesta presentata dall’avvocato Domenico Cagnucci per Italia Nostra nel 2012 per l’annullamento delle delibere del Consiglio comunale di Tivoli del 2011 e del 2008, nonché del parere paesaggistico della Direzione Regionale Territorio e Urbanistica che autorizzano il Piano di Lottizzazione – comprensorio di Ponte Lucano – sottozona C2 – 3 di PRG, località Villa Adriana. Il punto fondamentale della sentenza del Tar consiste nel fatto che il Comune di Tivoli e la Direzione Regionale Territorio e Urbanistica non hanno tenuto conto che il vincolo riportato nel Ptpr non consentiva la lottizzazione. Un fatto, per la verità, piuttosto sorprendente.

La questione del futuro di Villa Adriana è in realtà ancora aperta perché è tuttora in via di realizzazione il piano di gestione dell’area buffer. Nelle norme del Ptpr si dice chiaramente a proposito dell’area buffer di Villa Adriana: si propone al Comune la parziale delocalizzazione degli insediamenti previsti, nonché l’attivazione di programmi di intervento di cui all’articolo 31 bis della legge regionale n. 24/98 d’intesa con il ministero dei Beni Culturali.

Il Tar in sostanza afferma che l’impresa mantiene il diritto acquisto a costruire che dovrà essere spostato in altro luogo. Inoltre il Comune, d’intesa con il ministero, dovrà decidere della gestione dell’area ormai non più edificabile. E’ sperabile chi si riesca ad avviare rapidamente un’intesa con il ministero per la realizzazione di un’area buffer funzionale alla valorizzazione della Villa Adriana. Italia Nostra chiederà, come suggerito dalla sentenza del Tar, di intervenire nel processo di definizione della gestione dell’area.

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