Dopo apposite richieste, i sindacati inquilini di Roma sono riusciti a ottenere i dati ufficiali sullo stato dell’arte dell’agire dell’Amministrazione comunale di Roma Capitale in materia di politiche abitative. Per averli Unione Inquilini è dovuta ricorrere alla Commissione Trasparenza del Comune e i sindacati inquilini unitariamente con una lettera hanno dovuto richiedere dati alla Commissione Patrimonio.

Durante la Commissione Trasparenza svoltasi l’8 febbraio scorso sono stati forniti i dati. E’ stato tenuto conto che la graduatoria per l’accesso a una casa popolare è composta da poco più di 14.300 famiglie, le quali hanno presentato domanda il 31 dicembre 2020. Le domande per una casa popolare presentate nel 2021 sono state 2.029, alle quali vanno aggiunte 1.600 richieste di integrazioni e di aggiornamento. Nel 2022 sono state 1.500, alle quali si devono aggiungere 1.500 richieste di integrazioni per aggiornamento della posizione in graduatoria.

Il personale del Dipartimento politiche abitative composto nel 2020 da 53 lavoratori oggi è ridotto a 26 unità. Di queste, solo due funzionari si sono dedicati alla lavorazione delle domande per le case popolari, le integrazioni e gli aggiornamenti. Hanno un arretrato complessivo che va oltre le 8mila domande escludendo quelle pervenute o che perverranno nel 2023. Per quanto riguarda le domande di contributo affitto il bando ordinario 2019 ha avuto poco più di 13mila domande e quelle ammesse all’erogazione del contributo sono state poco più di 1300. Il bando straordinario Covid del 2020 ha visto la presentazione di oltre 49mila domande, i contributi sono stati erogati a circa 26.500 famiglie.

Per quanto riguarda le domande ammesse a contributo spicca l’inammissibilità di circa il 90% delle domande per il bando 2019 e l’inammissibilità di circa il 50% delle domande di contributo affitto richiesto in pieno Covid, un numero di esclusioni che appare eccessivo e che andrebbe approfondito. Si può ipotizzare che molte siano state escluse per futili motivi. Questo approccio verrebbe confermato da una elaborazione dell’Unione Inquilini di Roma sulle domande non ammesse alla graduatoria per l’accesso a una casa popolare, che ha visto 1632 famiglie delle circa 6-7000 escluse, appunto, perché mancava una firma o la copia di un documento di identità. Un fatto sconcertante.

In riferimento alla richiesta effettuata dai Sindacati inquilini di Roma Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini del 6 febbraio 2023, richiesta protocollata con il numero 6850, l’8 febbraio 2023 venivano comunicati per iscritto i seguenti dati. Gli alloggi assegnati nel 2022 sulla base della graduatoria di edilizia residenziale pubblica sono stati 127; di questi sei al Bando 2000 (dopo 23 anni) e 121 al Bando 2012 (dopo 10 anni) oggi vigente. Gli alloggi recuperati nel 2022 sono stati 150 su un totale di 73mila alloggi di edilizia residenziale pubblica. Gli alloggi in possesso al 31 gennaio 2023 erano 71 (tutti videosorvegliati), di cui il 30% circa non utilizzabile per ragioni manutentive e di bonifica o di custodia giudiziaria.

Si tratta di dati che non sono consoni a Roma, una capitale del G7, che lasciano basiti accertato che:

– alla valutazione delle domande per una casa popolare ci sono solo due impiegati;

– si recuperano solo 150 alloggi all’anno a fronte di 73mila alloggi Ater e Comune, fatto che la dice lunga sulla qualità della gestione, che a Roma si traduce in un mercato nero di welfare illegale gestito dalla criminalità, che risulta più efficace del Comune, visto che questa sembra “assegni” più case del Comune.

Con un comunicato i sindacati Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini hanno commentato dichiarando che i dati forniti, anche se incompleti perché mancanti delle assegnazioni cosiddette in deroga, forniscono un quadro che lascia poche speranze a una qualsiasi azione incisiva e di prospettiva sul disagio abitativo a Roma.

Centoventisette case assegnate e 150 case recuperate in un anno, pari allo 0,2% del patrimonio, danno visibilmente conto del sostanziale fallimento dell’atteso, da ormai troppo tempo, Piano Straordinario. Cosa succede a Roma? I sindacati inquilini ritengono inaccettabile questo stato di cose, viste le criticità derivanti dalle esecuzioni di sfratto delle famiglie ancora nei residence e di quelle in graduatoria. Serve una svolta. Ad oggi le promesse di Protocollo sfratti e acquisto di case non sono diventate realtà.

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