Di fronte alla legge di bilancio del governo Meloni si resta sbigottiti per la scelta di colpire e annientare i poveri. Non bastava la previsione di modifica del reddito di cittadinanza al quale è collegato un contributo affitto fino a 280 euro, essenziali per famiglie con redditi bassissimi e che venendo meno sia il reddito di cittadinanza sia il contributo affitto ad esso collegato prevedibilmente produrrà ulteriori sfratti per morosità.

Il governo Meloni e in particolare il ministro delle Infrastrutture Salvini non hanno pensato di meglio che azzerare i fondi contributi affitto e morosità incolpevole. Attenzione: sono i due unici fondi che almeno parzialmente impediscono a decine di migliaia di famiglie di cadere nel baratro dello sfratto per morosità.

Per fare un esempio concreto, l’ultimo bando contributo affitto che si è chiuso lo scorso 21 ottobre in Emilia Romagna, non proprio una regione povera, le famiglie che hanno partecipato in tutta la Regione sono state 76.169, nel 2021 erano state 51.981. Quindi, in Emilia Romagna, nel 2022, le famiglie richiedenti sono state circa 25.000 in più. Le risorse disponibili tra statali e regionali, dell’ultimo bando, sono state di circa 40 milioni. Il contributo dovrebbe essere di 1500 euro il che significa che delle 76.000 e oltre richieste e anche supponendo, esagerando, che queste calino di 20.000, nella verifica dei requisiti, in ogni caso, solo circa 26.000 prenderanno il contributo di 1500 euro che comunque potrà coprire al massimo due mensilità.

Se il Parlamento non provvederà a porre riparo gli effetti saranno disastrosi.

Questo dimostra che già le risorse erano insufficienti persino per una regione come l’Emilia Romagna. Ora con un minimo di lungimiranza si può ipotizzare cosa può succedere con l’azzeramento dei fondi contributo affitto e morosità incolpevole dal 2023 in poi?
Se diciamo che il governo sta avviando la pandemia degli sfratti, è una boutade o un rischio vero?

In una lettera inviata a Salvini, ministro delle Infrastrutture, con delega alla casa, Walter De Cesaris, Segretario nazionale Unione Inquilini afferma: “Sembra che più che di affrontare la questione dell’impoverimento di massa di cui sono vittime milioni di nuclei, il governo abbia l’ossessione di cancellare i poveri, renderli fantasmi, senza diritto di cittadinanza, che viene negato anche attraverso la violazione del diritto costituzionale alla residenza. 150 mila sfratti esecutivi, 90% per morosità, 650 mila famiglie in vana attesa di una casa popolare a canone sociale, 900 mila famiglie in affitto sotto il livello della povertà assoluta vengono da voi cancellate con un tratto di penna”.

Prosegue la lettera, “Abbiamo criticato pesantemente le politiche dei governi precedenti per l’assenza di interventi strutturali che cominciassero ad affrontare i nodi della sofferenza abitativa in Italia: il combinato disposto tra il caro affitti e la carenza di abitazioni a canone sociale. Abbiamo contestato l’insufficienza e l’inadeguatezza di una politica sociale incentrata sui bonus, interventi a valle (tra l’altro sempre insufficienti) che lasciano inalterate le contraddizioni a monte”.

Invano, infatti, in passato sono state chieste minime misure, anche solo di avvio di una politica strutturale: un finanziamento per i Comuni per poter acquisire il patrimonio libero degli enti per destinarli al passaggio da casa a casa per le famiglie sotto sfratto; recuperare e assegnare i 50mila alloggi di edilizia residenziale pubblica oggi colpevolmente vuoti, per consentire un primo scorrimento di graduatorie delle case popolari bloccate da anni. Cosi come da anni si chiede l’avvio di un vero piano casa: 500mila alloggi a canone sociale, senza consumo di suolo.

Eppure Salvini e la Lega si sono sempre presentati come i campioni del sistema delle autonomie, di garanti dei comuni e delle regioni. Oggi, con la legge di bilancio, cancellano dall’agenda politica di governo i ceti più deboli e lasciano da soli Comuni e Regioni, togliendogli dalle mani anche il piccolo ombrellino di protezione dei fondi contributo affitto, a cercare di arrestare il diluvio degli sfratti che può trasformarsi in tempesta, a causa dell’aumento dell’inflazione e dell’impennata delle spese per le utenze domestiche.

Ma non c’è rassegnazione, la Rete “Non per noi ma per Tutte e Tutti” manifesterà il 21 dicembre a Largo Argentina, contro questa legge di bilancio, contro le disuguaglianze e contro gli sfratti.

Che il Parlamento reintroduca almeno i contributi affitto e morosità incolpevole e inserisca nell’agenda politica la questione abitativa. Il tempo è scaduto.

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