Sta per chiudersi un anno buio per il diritto alla casa. Un buio che diventa ancora più nero con l’assurdo e denso di cattiveria sociale, azzeramento dei fondi contributi affitto e morosità incolpevole. Anno buio, il 2022, perché a fronte di un maggiore impoverimento di amplissimi strati sociali, si assiste ad una vera e propria campagna ideologica contro i poveri, non contro la povertà.

La legge di bilancio del governo pasticciata e confusa è chiarissima: aiuta evasori e fornisce prebende ai soliti noti. La manovra economica, prevede che nel 2023, 600.000 persone perdano sia il reddito di cittadinanza che l’allegato contributo affitto, questo unitamente all’azzeramento dei fondi contributi affitto e morosità incolpevole crea i presupposti per una vasta campagna di esclusione sociale, che potrebbe trasformarsi in uno tsunami di sfratti senza precedenti.

Eppure solo lo scorso 7 dicembre il Comitato diritti economici, sociali e culturali dell’Onu, in sede di verifica dell’attuazione dei diritti relativi al Patto internazionale da parte dell’Italia, aveva inviato al governo una serie di raccomandazioni, tra le quali quella di aumentare i sussidi. Come dire detto, fatto, azzerati. Non a caso l’Unione Inquilini ha chiesto all’Alto Commissario Onu per i diritti umani una missione urgente in Italia per verificare lo stato di attuazione del Patto internazionale ratificato dall’Italia con la legge 881 del 1977.

Ed ancora. Nessuna risorsa per piani casa di edilizia residenziale pubblica.
Nessuna risorsa per acquisti di alloggi da parte di Comuni e Ater.
Nessuna risorsa per far tornare in assegnazione 50.000 case popolari chiuse per mancate manutenzioni.

Le lancette nell’ambito del diritto alla casa tornano di molto indietro nel campo dei diritti sociali in primis quello alla casa. Sarà un caso che il governo ha accolto tra i pochissimi emendamenti proposti dall’opposizione, quello pomposamente indicato come reddito alimentare ossia la distribuzione di pacchi alimentari ai poveri?

E che dire di quel che succede a Roma Capitale di un Paese del G7 che dopo 14 mesi di Giunta Gualtieri segna labili passi avanti nel diritto alla casa ma sulle questioni strutturali segna un nulla di fatto e nulla di esigibile. Mi riferisco, per Roma, a questioni oggetto da mesi e mesi di annunci ma che tali sono rimasti.

Per quanto riguarda i passi avanti si possono annoverare: la gestione di alcuni sgomberi di occupazioni avvenuti garantendo il passaggio da casa a casa e la direttiva sulla residenza, un atto parziale e già previsto come facoltà del sindaco dalla legge Lupi/Renzi, ma che di certo non può essere esaustiva del diritto alla residenza che viene strutturalmente violato dall’articolo 5 della legge Lupi, che lede inesorabilmente i diritti di cittadinanza.

Ma, a Roma, sono restati al palo importanti azioni necessarie e improrogabili ad esempio:
a). il Piano straordinario di politiche abitative non vede luce nonostante da due mesi sia stato in pratica definito con le organizzazioni sindacali degli inquilini e dei movimenti per l’abitare.
b). l’aggiornamento della graduatoria tenuto conto che a Roma abbiamo una graduatoria ferma alle domande presentate a giugno 2020. Normale? NO.
c). la necessità di rendere effettivo quello che ad oggi è un fantomatico Protocollo sfratti, del quale da aprile 2022 si parla e si annuncia ma che nonostante gli otto sfratti al giorno eseguiti con la forza pubblica, resta un annuncio, una pia intenzione, un selfie sotto la prefettura. Ad oggi a Roma per quasi nessuno sfratto è previsto un passaggio da casa a casa o una qualche forma di assistenza da parte del Comune.
d). la necessità di procedere all’acquisto di case di enti. Nonostante una postazione di bilancio per l’acquisto di case di enti, anche questo annunciato da mesi, ora l’assessore afferma che avverrà entro il dicembre 2023.

Se dal governo arrivano notizie funeree da Comuni e Regioni, persino da Roma Capitale, non vengono segnali che ci portano ad essere ottimisti, per una inversione di tendenza nel 2023.
Incomprensibile è il silenzio assordante fino ad oggi di Anci e Conferenza delle Regioni sul taglio ai contributi affitto e morosità incolpevole, ma anche sulla assoluta mancanza di finanziamenti per politiche abitative pubbliche, del resto mai chiesti da Regioni e Comuni. Lo hanno capito, Regioni e Comuni, che il governo ha messo nelle loro mani non un cerino ma una bomba sociale ad orologeria?

Buon 2023 a tutte e tutti, ma carbone nero nero per governo, Comuni e Regioni.

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