Mario Tozzi, nell’ultima puntata di Sapiens, parla della bonifica dell’agro pontino e la presenta come una catastrofe ambientale. Il senatore Gasparri insorge e, bene o male, chiede la sua testa. Altre teste sono cadute, più o meno apertamente, per motivi simili. Luca Mercalli, con il suo Scala Mercalli, per esempio, ha parlato di TAV proprio assieme a Tozzi. La testa di Mercalli fu chiesta da esponenti di tutt’altra parte politica rispetto a quella di Gasparri e il suo programma fu chiuso.

Il tema ambientale è praticamente scomparso da Che tempo che fa, che aveva preso il nome proprio dall’apertura da parte del meteorologo Mercalli che, partendo dal tempo, passava poi all’ambiente. Dopo un po’ si vide apertamente l’insofferenza di Fazio per i temi ambientali. Meglio dare ampio spazio a Claudio Baglioni: Mercalli scomparve dal salotto di Fazio. E, con lui, i temi ambientali. Destra e sinistra sono allergiche all’ambiente.

Ma veniamo alle bonifiche. Ai tempi del ventennio la sensibilità nei confronti dell’ambiente era pari a zero. La natura era matrigna e doveva essere domata. Molte aree paludose erano “malsane” e la malaria era diffusissima. Ancora negli anni Cinquanta le rivendite di tabacchi avevano insegne dove si citavano Sali, Tabacchi e Chinino di Stato. Il chinino leniva i sintomi della malaria e la malattia era così diffusa che la medicina si vendeva dal tabacchino. Le bonifiche la eradicarono.

Questa concezione della natura permane anche nella Costituzione repubblicana, nell’art. 44:

Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà.

La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.

Alcune parti dell’articolo sono nobili e parlano di equi rapporti sociali, di limitazione del latifondo, e di aiuto alla piccola e media proprietà. La parola sfruttamento, però, indica chiaramente la visione dei costituenti: la terra va sfruttata. E se è malsana va bonificata. Oggi malsano significa inquinato da sostanze chimiche ma, allora, significava solo una cosa: malaria. L’atteggiamento dei costituenti verso la natura non cambia rispetto a quello mussoliniano. Cambia il risvolto sociale del lavoro agricolo. Il fascismo fu il prodotto della reazione dei latifondisti alle rivendicazioni dei contadini. L’art. 44 riconosce i diritti dei lavoratori, ma non quelli della natura.

Oggi vediamo le cose in modo differente. Le poche paludi sopravvissute alle bonifiche oggi sono oasi naturalistiche e sappiamo, col senno di poi, che le zone umide sono un argine al dissesto idrogeologico. Averle bonificate ha reso più fragile il nostro territorio. La convenzione di Ramsar le protegge, e così anche il Ministero dell’Ambiente.

La biodiversità e gli ecosistemi sono appena entrati nella Costituzione, all’art. 9 dove, prima, la natura era considerata solo da un punto di vista estetico: il paesaggio.

Bene ha fatto Tozzi a sottolineare il significato di quelle azioni alla luce di quel che sappiamo oggi. Chi si accingesse a bonificare l’oasi del Wwf de Le Cesine, però, potrebbe appellarsi all’articolo 44 della Costituzione, che impone la bonifica delle terre. La bonifica, per i costituenti, era basata sugli stessi concetti che guidarono la bonifica fascista dell’agro pontino. Per capirne di più consiglio la lettura di due libri: La Natura del Duce e Il Fascismo dalle Mani Sporche.

Le vicende di Tozzi e di Mercalli mostrano che la nostra classe politica, e il popolo che la esprime, non ha grande sensibilità nei confronti dell’ambiente. Non abbiamo neppure capito appieno il significato di transizione ecologica e di sostenibilità. Non mi sorprenderei se i fondi del Pnrr fossero impiegati per applicare l’art. 44 alle poche zone umide rimaste. La natura, in Italia, è ancora vista come una fornitrice di beni (le risorse) ma i suoi servizi non sono minimamente percepiti. Le zone umide ci forniscono un “servizio” e se questo viene meno abbiamo inondazioni, frane, dissesto idrogeologico. Questo era il senso del messaggio di Tozzi.

Le trasmissioni come Sapiens e Scala Mercalli dovrebbero aumentare l’alfabetizzazione ecologica del pubblico. Ma incontrano molta resistenza se affrontano temi “scomodi” tipo la Tav, o il Ponte sullo Stretto, o le bonifiche. La riprovazione è unanime, da parte dei politici eletti dal popolo e che il popolo rappresentano.

Ah, quanto ad alfabetizzazione scientifica, ho un piccolo appunto al nome della trasmissione di Tozzi. Il nome scientifico della nostra specie è Homo sapiens. Il nome della specie (sapiens) si scrive minuscolo, mentre la maiuscola è necessaria per il genere: Homo. Chiamare Sapiens la nostra specie è un uso errato della nomenclatura linneana, una distorsione della terminologia scientifica. Ma per questo non me la sento di chiedere la testa di Mario Tozzi e gli stringo la mano in segno di solidarietà.

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