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“Le lampade a raggi Uv per la manicure con lo smalto gel hanno effetti cancerogeni”: l’allarme in un nuovo studio. L’esperto: “Ecco come stanno le cose”

L'analisi di Franco Rongioletti, primario dell’Unità di Dermatologia Clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore ordinario presso l’Università Vita-Salute San Raffaele

di Ennio Battista

Prima di sottoporvi a un trattamento di manicure a base di gel, c’è un fatto nuovo da sapere. Ce lo rivela una ricerca dell’università di San Diego che ha studiato gli effetti dei dispositivi di asciugatura dello smalto a raggi ultravioletti utilizzati per curare la manicure in gel. I dati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications. È stato condotto un esperimento su cellule umane in vitro dove i ricercatori hanno analizzato, in particolare, tre linee cellulari: cheratinociti della pelle umana, fibroblasti del prepuzio umano e fibroblasti embrionali. I risultati hanno mostrato che l’esposizione alla luce UvA per una sessione di 20 minuti ha causato la morte dal 20% al 30% delle cellule esposte, mentre tre sessioni da 20 minuti hanno causato la morte cellulare dal 65% al 70%. Anche le cellule rimanenti non erano al sicuro dai danni: hanno subito danni al Dna e mutazioni, tracciando parallelismi con il cancro della pelle. Dobbiamo quindi temere questi trattamenti estetici? “I raggi Uv sono radiazioni elettromagnetiche prodotte dal sole e da dispositivi come le lampade e i lettini abbronzanti”, spiega Franco Rongioletti, primario dell’Unità di Dermatologia Clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore ordinario presso l’Università Vita-Salute San Raffaele. “Ci sono 3 tipi di raggi Uv: 1. UvB a più alta energia anche se di minor penetrazione nella cute che sono i maggiori responsabili dello sviluppo di tumori cutanei; 2.UvA a più bassa energia che penetrano in profondità e sono responsabili dei danni da invecchiamento cutaneo e in minor misura di tumori; 3. UvC che sono assorbiti dall’ozono e non arrivano sulla Terra. I raggi Uv hanno effetti positivi come il favorire la produzione di Vitamina D nella cute. Sono anche utilizzati nelle terapie dermatologiche per trattare malattie cutanee importanti come psoriasi, vitiligige, dermatite atopica. Hanno effetto antidepressivo favorendo rilascio di endorfine e anche un’azione antimicrobica. Per contro, gli UvA a grandi dosi inducono invecchiamento precoce favorendo comparsa di rughe, macchie solari e anche lo sviluppo di tumori cutanei come il melanoma attraverso un aumento dello stress ossidativo nella cute. Gli UvB sono i maggiori responsabili dello sviluppo di tumori cutanei come il carcinoma basocellulare (che è il tumore cutaneo più diffuso al mondo) e il carcinoma squamocellulare, oltre che il melanoma (che è il tumore più pericoloso in quanto può dare diffusione metastatica) attraverso un danno diretto del Dna cellulare”.

Quali sono i limiti di una ricerca svolta in vitro?
“Le cellule isolate e coltivate per questi studi sono differenti dalle cellule corrispondenti, ma viventi, in un organismo. Inoltre, le cellule che si organizzano in strutture complesse negli organismi viventi hanno possibilità di compensare situazioni negative o stressogene che non sono attuabili in vitro. Dunque, bisogna stare attenti nell’applicare direttamente i risultati ottenuti dalle ricerche in vitro con quello che avviene realmente negli organismi viventi”.

Sappiamo però che per i lettini abbronzanti e le lampade a raggi UvA si parla da anni di rischio cancerogeno per le persone che li utilizzano.
“La ricerca scientifica medica e in particolare quella dermatologica considera i lettini solari e le lampade a raggi UV come potenziali carcinogeni per l’uomo. Alcune stime recenti considerano che l’utilizzo dei lettini solari è responsabile negli USA, in Europa e in Australia di oltre 450mila casi all’anno di carcinomi cutanei e di più di 10mila casi all’anno di melanoma. Tuttavia, il culto dell’immagine con il desiderio di avere una bella abbronzatura spinge molte persone non solo a esporsi ai raggi solari in modo eccessivo e continuativo durante l’anno ma anche all’uso di lampade e lettini abbronzanti. Per alcuni il desiderio di essere abbronzato tutto l’anno diventa una vera e propria malattia con dipendenza che viene chiamata tanoressia e che maschera anche aspetti di tipo depressivo o dismorfofobico. A questo contribuisce anche la spinta commerciale di Centri che incitano all’abbronzatura. In realtà la normativa italiana vieta l’uso di apparecchiature abbronzanti nei centri di estetica su soggetti minori di 18 anni, donne in gravidanza, persone con storia di tumori cutanei. Gli operatori del settore dovrebbero informare gli utenti sugli effetti nocivi dell’esposizione ai raggi UV”.

Nel caso di questi dispositivi di asciugatura dello smalto, non sarebbe il caso di applicare il principio di precauzione? In altre parole, prima di autorizzare l’impiego di strumenti di cui non sappiamo bene gli effetti sulla salute, non bisognerebbe attendere ulteriori conferme sulla loro eventuale non pericolosità?
“L’uso di apparecchiature a raggi UvA per il trattamento dello smalto delle unghie ha creato qualche apprensione nella classe medica dermatologica circa lo sviluppo di tumori cutanei per l’effetto mutageno dei raggi ultravioletti sul Dna cellulare. Questo studio recente mette ulteriore apprensione sulla sicurezza di questa metodica. Tuttavia, bisogna considerare che si tratta di uno studio di laboratorio in vitro, mentre i dati scientifici attuali sembrano dimostrare che il reale rischio carcinogenetico è basso, considerando anche che l’esposizione agli Uv per le unghie dura un tempo brevissimo di minuti, dovendo riguardare il gel messo sull’unghia che sotto l’azione dei raggi Uv si fissa sulla lamina ungueale e s’indurisce. È vero che ci sono state segnalazioni nella letteratura scientifica di casi di tumori cutanei delle mani legati a queste metodiche ma si tratta di osservazioni sporadiche, isolate, che vanno controllate e confermate da studi scientifici seri su ampi numeri di pazienti. Il consiglio è comunque quello, se non se ne può fare a meno, di applicare un fattore di protezione >30 prima dell’esposizione a questi dispositivi per le unghie”.

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