Cinema

Pasolini ucciso per recuperare la pellicola originale di Salò o le 120 giornate di Sodoma? L’ipotesi della Commissione Antimafia

Ripercorrendo recenti lavori di ricerca, l’Antimafia ricorda "omissioni particolarmente gravi" rispetto agli "accertamenti immediati che si sarebbero dovuti svolgere"

di F. Q.

Il mistero sulla morte violenta dello scrittore, poeta e regista Pier Paolo Pasolini, massacrato la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, è ancora tutto intero o quasi. A 47 anni dal delitto la verità su chi, come e perché è lontana, ma anche se “appaiono ormai del tutto improbabili soluzioni di carattere giudiziario, resta utile, in prospettiva storica, che le ricerche sul movente e sulle modalità dell’aggressione che causarono la morte, entrambe mai chiarite, siano eventualmente riprese” sottolinea la Commissione parlamentare Antimafia che, sul finire della scorsa legislatura, ha approvato una relazione, ora resa pubblica, nell’anno del centesimo anniversario della nascita. In particolare il lavoro dell’Antimafia si è concentrato sulle “acquisizioni relative al furto della pellicola originale Salò o le 120 giornate di Sodoma e le “possibili connessioni” di quel furto con l’uccisione di Pasolini.

Nella relazione si sottolinea che ci sono state inchieste di giornalismo investigativo che hanno “definitivamente sgretolato l’iniziale ipotesi, purtroppo allora sostenuta dai mezzi di comunicazione e da alcune pronunce giurisdizionali, secondo cui l’assassinio dello scrittore sarebbe stato solo il tragico esito di un incontro sessuale sfociato estemporaneamente in una aggressione da parte di un unico individuo e cioè Pino Pelosi (condannato in via definitiva per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini ndr)”. Ripercorrendo recenti lavori di ricerca, l’Antimafia ricorda “omissioni particolarmente gravi” rispetto agli “accertamenti immediati che si sarebbero dovuti svolgere” come “la mancata audizione dei testimoni che abitavano nelle baracche della zona e che avevano udito quanto avvenuto quella notte e che avrebbero sin dal principio dato conto dell’evidenza che l’aggressione fu condotta da numerose persone” o “la mancanza, dopo l’omesso confinamento della zona ove il delitto era avvenuto, di approfondite perizie sulle gravi ferite riportate da Pasolini e sui mezzi con i quali queste erano state inferte”.

La Commissione ha dunque ritenuto di affrontare tale tema “anche per i suoi evidenti collegamenti con il mondo della criminalità organizzata romana dell’epoca, ma fondamentalmente in ragione di alcune dichiarazioni rese da Maurizio Abbatino (uno dei capi della Banda della Magliana, poi collaboratore di giustizia ndr)” che è stato sentito dalla Commissione di inchiesta in “due distinte occasioni”. Ascoltata durante i lavori anche la ricercatrice e giornalista Simona Zecchi, che si occupò del caso Pasolini. Tra i temi al centro del lavoro della Commissione il furto di alcune ‘pizzr’ di film, avvenuto a Ferragosto del 1975 da un capannone di Cinecittà, tra le quali anche una pellicola originale con scene del film di Pasolini ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’. Secondo alcune ipotesi all’origine dell’incontro all’Idroscalo di Ostia, in cui morì il poeta e regista, ci sarebbe stata proprio l’intenzione di recuperare la pellicola per non perdere irrimediabilmente alcune scene del suo film. Un incontro che, secondo questa ipotesi, sarebbe stato dunque una “trappola” non solo ad opera di Pelosi.

“Ci sono tantissimi punti di contatto che scagionano Pino Pelosi – sostiene Alessandro Olivieri, legale dell’uomo condannato – avevamo già segnalato in passato il furto delle pellicole e il fatto che Pelosi si fosse proposto a Pasolini come mediatore, visto che conosceva gli autori del furto, ovvero i due fratelli Franco e Giuseppe Borsellino che abitavano nel suo quartiere (entrambi poi defunti). Pelosi aveva detto che dietro il furto c’era un regista, conoscente lo stesso Pasolini. Tutte queste dichiarazioni lui le aveva rese al magistrato, ma non sappiamo se siano mai state prese in considerazione. Ora si sta andando verso la verità, che comincia a convergere verso quelle dichiarazioni fatte da Pelosi. Invito chi sa a parlare per porre alla vicenda”.

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