Ancora dolori per il gruppo bancario Credit Suisse che oggi ha approvato un tormentato aumento di capitale da 4 miliardi di franchi (4 miliardi di euro). La banca ha annunciato che nel trimestre in corso metterà a bilancio perdite per altri 1,5 miliardi di franchi (1,5 miliardi di euro) e un ulteriore assottigliamento dei patrimoni in gestione come conseguenza di una riduzione della fiducia della clientela. Da settembre all’11 novembre sono usciti dal gruppo capitali pari al 6% del totale, ovvero 84 miliardi di franchi. Dopo la notizia il titolo della banca scende in borsa di circa 5%, portando il calo da inizio anno sopra al 60%. Dopo i coinvolgimenti nei crac dei fondi Archegos e Greensill, il gruppo è impegnato in un complesso piano di ristrutturazione che intende rifocalizzare la banca sulla sua attività tradizionale, la gestione dei grandi patrimoni, disimpegnandosi dalle attività più rischiose come l’investment banking. Del piano fanno parte anche 9mila licenziamenti da qui al 2025 a cui si affianca l’esodo spontaneo di alti dirigenti ormai in corso da mesi.

Lo scorso 27 ottobre la banca svizzera ha annunciato una ricapitalizzazione, ossia la raccolta di fondi sui mercati, da 4 miliardi di franchi che verranno sottoscritti in prevalenza da investitori mediorientali. L’aumento deve è stato approvato oggi dall’assemblea dei soci. “Il massiccio deflusso di capitali è molto preoccupante, la banca deve ripristinare la fiducia il prima possibile”, ha affermato l’analista bancario Andreas Venditti all’agenzia Bloomberg. “Una situazione preoccupante” affermano gli analisti della banca statunitense Jp Morgan. Il gruppo bancario svizzero fa però notare come i deflussi stiano rallentando dopo i picchi toccati nelle prime due settimane di ottobre, il periodo più critico vissuto sinora.

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