“Credevo di partecipare a una manifestazione per l’Ucraina, ma mi sono trovato in una situazione strumentalizzata. Dietro al palco non si parlava di Ucraina, ma di altro. E mi sono sentito sempre più a disagio, finché ho deciso di andarmene in anticipo”. Michele Usuelli, medico neonatologo alla clinica Mangiagalli di Milano, è l’unico consigliere regionale di +Europa in Lombardia. Radicale, più volte in missione con Emergency nei teatri di guerra, sabato scorso era alla piazza “alternativa” per il sostegno armato a Kiev lanciata da Carlo Calenda. Ma non ha apprezzato le “interferenze” tra quell’iniziativa e la candidatura di Letizia Moratti alla presidenza della Regione, ufficializzata nelle stesse ore. Tanto da condividere su Facebook una frase di Michele Santoro, che pure – premette – “non è il mio giornalista preferito”: “Calenda è uno che fa la manifestazione per la pace per presentare il candidato del terzo polo a Milano. Questo tipo di opportunismo lo vogliamo un attimo bollare?”, ha detto il conduttore a Dimartedì. Una considerazione che “descrive bene il disagio e poi fastidio che ho provato sabato”, ammette Usuelli. Pur formando ancora un gruppo unico al Pirellone con Azione, infatti, né lui né +Europa sosterranno la corsa di Moratti: “Da medico non posso appoggiare chi ha scritto una riforma sanitaria che ha peggiorato perfino i disastri di Formigoni e Maroni”.

Usuelli, Moratti non doveva venire alla manifestazione?

No, tutt’altro: sono felice che abbia manifestato per l’Ucraina. È la prima volta che l’abbiamo vista in piazza, benvenuta. Il problema non è lei, ma l’uso strumentale che Renzi e Calenda hanno fatto dell’evento. Mi è parso che entrambi fossero lì a fare altro, non a manifestare contro la guerra. Così me ne sono andato prima, cosa che non è mia abitudine fare. Non mi piaceva il clima.

Può fare qualche esempio?

Beh, Renzi è rimasto lì per un’ora, ma non ha sentito il bisogno di intervenire dal palco. E ce lo ricordiamo tutti come membro del cda di una società russa (il colosso del car sharing Delimobil, da cui si è dimesso nel giorno dell’invasione dell’Ucraina, ndr).

Non ha avuto la tentazione di salire anche lei sul carro dei centristi?

Ho riflettuto sul fatto che poteva essere un modo per liberarci delle destre. Ma ho una dignità personale: schierarmi con lei sarebbe stato inconciliabile con la mia battaglia contro la sua riforma, che ha rotto il rapporto di fiducia tra la politica e la sanità regionali. Piuttosto è incredibile l’inversione a U di chi criticava quella legge e adesso sostiene la candidatura di chi l’ha promossa.

Quindi pensa che Azione e Iv sbaglino a candidarla.

Penso che la stiano usando per uno scopo politico, quello di spaccare il centrosinistra. A Renzi della sanità lombarda non interessa nulla, gli interessa mettere in difficoltà il suo ex partito. Se avesse creduto davvero nelle possibilità di Moratti non avrebbe fatto questa fuga in avanti, avrebbe lavorato a una candidatura condivisa. Così è una corsa destinata a perdere.

Ora che percorso si augura per il resto dell’opposizione?

In questi anni in Consiglio regionale abbiamo dimostrato una discreta coesione. Ci sono le condizioni per andare tutti insieme e provare a sconfiggere la destra dopo 28 anni. Sono fiducioso che nelle prossime ore uscirà fuori il nome di un federatore progressista autorevole, talmente autorevole da rendere imbarazzante dirgli di no per i partiti nazionali. Compresi i Cinque stelle.

Sta parlando di Giuliano Pisapia?

Non sono abituato a tirare nessuno per la giacchetta. Rispetto la difficoltà delle scelte e attendo le riflessioni altrui.

E questo nome autorevole, secondo lei, potrebbe farcela?

Certo. Moratti e Fontana sono due candidati di destra che spaccano la destra: il nostro nome, se tiene insieme tutto il mondo progressista, può vincere. Ovviamente se i Cinque stelle andassero da soli sarebbe tutto più complicato.

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