Nuove elezioni, nuovo caso Siracusa. Dieci giorni dopo, non c’è, infatti, ancora il dato definitivo delle elezioni regionali siciliane. All’appello mancano 48 sezioni, di cui 43 nel siracusano, non un dettaglio, se si considera che proprio questa provincia vanta trascorsi allarmanti: nel 2012 il risultato elettorale delle regionali in 9 sezioni fu annullato e le sezioni in questione ritornarono addirittura a votare due anni dopo. Una situazione paradossale sottolineata adesso anche da Ezechia Paolo Reale che, candidato sindaco nelle elezioni del 2018, risultò perdente ma il giorno dopo fece ricorso denunciando errori nella compilazione dei verbali delle sezioni, esattamente come ora. Il Tar aveva dato ragione a Reale ma poi il Cga ha ribaltato l’esito, ora Reale dice: “Ho tentato col mio ricorso di evitare che riaccadesse ma l’evidenza è che non ci sono riuscito. La percentuale è la stessa di allora: una quarantina di sezioni con evidenti errori nella trascrizione dei verbali”.

Per la terza volta, dunque, ecco il ‘caso Siracusa’ che ad ogni elezione, o quasi, registra stalli, intoppi, errori, perfino annullamenti. Ma cos’è successo questa volta? Errore umano, non ci sarebbe nient’altro che questo dietro l’incredibile ritardo segnato dallo spoglio elettorale siciliano. In 48 sezioni, infatti, i presidenti dei seggi hanno sbagliato a compilare le schede, perciò bisogna rifare tutto daccapo e ci vorrà ancora del tempo. Prassi vuole, infatti, che la prefettura controlli le schede e comunichi il dato alla regione. In questo caso, però, la verifica della prefettura siracusana – e di altre province ma con numeri inferiori – ha portato in evidenza gli errori nella compilazione delle schede e quindi ha dovuto dare forfait non indicando il dato a Palermo. Il riconteggio adesso passa al tribunale che, come da prassi, passerà al vaglio le schede.

Una verifica che avviene in ogni caso, ma a questo giro sarà l’unico modo per avere il risultato. Si dovrà aspettare dunque l’esito del tribunale, per il quale potrebbero volerci ancora delle settimane. Era andata di certo peggio nel 2012, quando dopo un ricorso, non si trovarono più le schede da verificare, perse non si sa se in un trasferimento del plico o in un allagamento del tribunale di Siracusa. Fatto sta che quelle schede non sono mai state trovate e 9 sezioni tra Pachino e Rosolini tornarono a votare per elezioni “suppletive” due anni dopo la prima chiamata alla urne. Cos’è successo invece stavolta? La doppia elezione, ovvero il fatto che in Sicilia si votasse sia per le politiche che le regionali, ha creato confusione: è questa una delle ipotesi vagliate anche dalla prefettura di Siracusa.

Eppure si votava per entrambe le elezioni in tutte le 9 province, ma 43 delle 48 sezioni mancanti sono tutte nella provincia aretusea: quarantadue a Siracusa e una a Lentini. Le altre sono ad Agrigento, Villalba, in provincia di Caltanissetta, e Misiliscemi, il neonato comune in provincia di Trapani dove si votava per la prima volta. Perché, dunque, soprattutto a Siracusa? “Non so, forse qui i controlli sono stati più stringenti che in altre province?”, osa Giorgio Pasqua, siracusano, consigliere regionale uscente per il M5s. Che apre le braccia: “Comunque sia è da non credere che si sia chiuso uno scrutinio senza tutte queste sezioni”.

L’incredulità è diffusa mentre un po’ tutti puntano il dito sull’impreparazione dei presidenti di sezione. Eppure erano stati sottoposti a una formazione prima del voto, proprio per evitare gli errori del passato. Di certo, adesso, i loro nomi sono stati segnalati dalla prefettura alla Corte d’Appello. Ma alla stessa Corte si era rivolto anche Reale: “Chiedevo che questi presidenti e scrutatori non fossero più utilizzati in questo ruolo. Nessuna risposta. Si consideri che nel caso delle amministrative del 2018 gli errori erano vistosi. In quattro sezioni in particolar modo: in una, per esempio, erano segnati 39 voti sparsi nelle liste, omettendo di registrare gli altri 360. In un’altra, invece, si erano inventati 250 voti. Un disastro che non ha un valore personale, inficiare così il risultato elettorale è una questione pubblica: riguarda tutti, non solo me”. Non solo Siracusa.

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