Cinema

Robin Bank, la vera storia di Enric Duran che rubava alle banche per dare ai poveri. Dieci anni prima della Casa di Carta

La sua vicenda viene raccontata con mirabile efficacia visiva e concettuale dalla regista Anna Giralt Gris nel documentario che potrete vedere sabato 1 ottobre alle ore 11 durante il festival di Internazionale a Ferrara

di Davide Turrini

Quando la retorica spompa “di un altro mondo è possibile” finisce, inizia la vicenda concreta di Enric Duran. Un ragazzo catalano che il mondo, a livello economico e culturale, ha provato a cambiarlo materialmente davvero, ottenendo quasi 500mila di euro di prestiti dalle banche per finanziare cooperative sociali e senza aver mai avuto l’intenzione di ripagare il debito. La sua storia viene raccontata con mirabile efficacia visiva e concettuale dalla regista Anna Giralt Gris nel documentario Robin Bank che potrete vedere sabato 1 ottobre alle ore 11 durante il festival di Internazionale a Ferrara.

Esplorando prima le radici delle proteste anticapitaliste e no global di fine novecento, sfruculiando poi il proprio spirito ribelle di gioventù (“Duran fa pensare soprattutto ai limiti miei e che cosa posso fare veramente per combattere in quello in cui credo”) ecco che la ricerca della Gris si avventura sulle tracce (im)possibili di Duran, oggi formalmente latitante. Robin Bank mescola convenzionali pezzi di un puzzle biografico (la madre di Duran, il suo avvocato e lo storico anarchico catalano), ma anche il curioso scandaglio di una ex fidanzata che manifestava con Enric vent’anni prima e gli spezzoni di filmati di lotte e assemblee no global dove Enric affiora dal recente passato come un ragazzo qualunque (l’idea del fermo immagine per cristallizzare dettagli è un’intuizione apparentemente banale ma di notevole pregio). Eppure Duran è conosciuto per quello che ha fatto qualche anno dopo, a movimenti no global spenti e bastonati (almeno in Italia).

Tra il 2006 e il 2008 ha architettato un piano preciso in cui ha chiesto prestiti (tra l’altro senza garanzie richieste e sfruttando promozioni ufficiali con benefit di gratuità nei primi tre mesi) a ben 39 banche spagnole e per 68 volte racimolando una cifra attorno ai 495mila euro. Obiettivo? Nessuna regalia personale, ma solo finanziare iniziative di solidarietà sociale come cooperative (Cooperativa Integral Catalana e Faircoop vanno oggi alla grande come sistema alternativo anche di moneta e commercio) e giornali anticapitalisti. È grazie ad uno di questi fogli clandestini, venduto addirittura in 200mila copie, che i media spagnoli, e le autorità tutte, scoprono il caso. Duran confessa con orgoglio il “bentolto”. Finisce in tv appellato come un delinquente o un ladro e appena mette piede per un dibattito all’Università di Barcellona finisce in manette. Rilascio su cauzione, ma ad attenderlo c’è un iter processuale e un’accusa pendente di ben 8 anni di prigione. Da notare che Duran agisce, e poi il suo caso viene reso pubblico, parallelamente alla crisi finanziaria mondiale del 2008 dove la creazione e la moltiplicazione di denaro inesistente rivenduto decine di volte ai cittadini bisognosi fa saltare sistemi creditizi di mezzo mondo. Insomma Duran colpisce al cuore filosofico e di senso del sistema finanziario che regge l’iniqua redistribuzione del credito alle masse meno abbienti, uno spin off de La Casa di Carta, mettendo a nudo il meccanismo che soggiace alle rapine neoliberiste accettate come legge, o false promesse, bancarie: l’impossibilità di ripagare prestiti, e debiti su prestiti, senza finire in mutande.

Gris filma le bricioline di Pollicino Duran lasciate nell’immaginario collettivo antisistema, come i filmati in bassa risoluzione ufficiali dei processi o sui titoli dei giornali, inseguendone la voce e l’ombra lunga di idealizzazione creatasi. La regista cerca ostinatamente di contattare il ragazzo, oramai diventato un signore di 46 anni in fuga, nascosto in anfratti geografici comunque prossimi come per il protagonista de Gli Schifosi di Santiago Lorenzo. Dapprima ci comunica con messaggini che si autodistruggeranno appena letti, poi con un appuntamento a Londra (che non avviene) e infine con la sorpresa che appaga la suspense dentro una barca in mare aperto in mezzo ad una tempesta che si sta gonfiando al largo. Robin Bank è un documentario di finezza formale encomiabile, dove perfino l’animazione stilizzata e fortemente simbolica che viene in aiuto alla narrazione, sintetizzando azioni e conseguenze per il Duran in fuga, sa di espressione creativa geometricamente elaborata per il racconto di Davide contro Golia, di quel Robin Hood che rubava a chi finge di creare ricchezza dal nulla per darla a chi ne aveva effettivamente bisogno e non per giocarci al piccolo broker. Una piccola notazione di servizio, infine: sono diversi anni che seguiamo la selezione di documentari di Internazionale a Ferrara e va detto che in fatto di intonsa potenza politica e di ricerca visiva documentaristica il livello è altissimo. Info https://www.internazionale.it/festival/programma/2022

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