“Il prossimo governo dev’essere politico”. L’azzurra Annamaria Bernini, l’esponente Fdi Giovanni Donzelli e il sottosegretario leghista Federico Freni concordano su un punto: la coalizione del centrodestra, se vincerà le elezioni, non accetterà schieramenti di “unità nazionale” per far fronte alla situazione economica. Uno scenario che, solo ieri, era stato evocato dal consigliere di Giorgia Meloni, Guido Crosetto. I tre esponenti della coalizione di centrodestra, intervistati da Peter Gomez e Fabrizio d’Esposito sul palco della Festa del Fatto quotidiano, hanno parlato di “cosa vuole il centrodestra” tra distinguo e tentativi di trovare una sintesi. E sono emerse le distanze su vari temi: da reddito di cittadinanza, flat tax a diritti civili.

Gli equilibri dentro la coalizione – Bernini ha esordito parlando dei rapporti con gli alleati: “È evidente che” nel tempo “cambino gli equilibri in una coalizione”, ha detto. “Cosa desidero io? Che, come deve essere sempre, ci sia un presupposto di condivisione e generosità. Il prossimo governo deve essere politico, dove ciascuno interpreta la propria parte. Assumendosi la responsabilità di vincere e di governare. Il governo di unità nazionale è molto complicato da attuarsi. Magari” ora “una volta tanto chi vince governa”. E poi parlando di Carlo Calenda: “È riuscito a dire che vuole fare un accordo con la Meloni? Siamo pazzi. Lui sta a sinistra“. Donzelli ha fatto una premessa: “Io credo nell’importanza della democrazia. Chi vince lo sapremo il 26”, ha detto. Poi ha continuato: “Nel caso in cui fossero veri i sondaggi, rispondo. E dico che noi non saremo mai la destra che raccontano gli altri. Non ci vedrete mai al governo col Pd, M5s o con Renzi“. Il sottosegretario Freni si è allora rivolto direttamente ai dem: “L’agenda Draghi non è monopolio del Partito democratico. E’ un metodo di lavoro, di gestione delle risorse e del governo. E non è patrimonio di nessuno. Gliel’hanno chiesto a Draghi se vuole tornare al governo?”. Poi ha precisato: “Siamo noi che non vogliamo stare con i dem”. E sull’esperienza dell’esecutivo appena caduto: “E’ stato peggio del governo gialloverde“.

I diritti – La distanza tra gli alleati è stata evidente innanzitutto sui temi. Intanto sui diritti. “Io la penso diversamente da loro“, ha detto Bernini. “Ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole. Come io vivo o come io muoio, lo decido io. Non Gasparri. La normativa italiana deve permettere a ciascuno di agire i propri diritti. Io non posso vietare a nessuno qualcosa. Questo è il mio concetto di liberale di destra. Ognuno svolgerà un ruolo nella coalizione. Io voglio essere il centro del centrodestra”. Poi ha preso la parola Donzelli: “Io sono per difendere i diritti di tutti. Ma bisogna stabilire cos’è un diritto? E’ un diritto per un ragazzo buttare via la propria vita drogandosi? E’ un diritto per una donna decidere di interrompere la gravidanza? E’ anche un diritto poter scegliere di tenere il bambino. Adozioni gay? Ciascuno è libero di amare chi vuole. Ma io difendo il diritto di un bambino di avere un padre e una madre. Difendere la famiglia è previsto dalla nostra Costituzione”.

Reddito di cittadinanza – Anche sul reddito di cittadinanza la posizione dei tre esponenti di centrodestra è diversa. La prima a parlare è stata Bernini: “Non siamo mai stati dei fan. Abbiamo la consapevolezza che ci sono delle sacche di povertà”. Ma “dove i giovani possono lavorare, devono farlo. E dobbiamo metterli in condizione per farlo”. Più netto l’esponente Fdi Donzelli: “E’ sbagliato. Chi tiene sotto ricatto i poveri è chi tiene il reddito di cittadinanza così com’è. Noi vogliamo dare la possibilità alle persone di lavorare. Noi crediamo nel merito. Se teniamo le persone schiave con il reddito di cittadinanza, il Sud non crescerà mai. Tenendoli tutti schiavi, non crescerà mai. Siamo l’unico partito che non l’ha mai votato, né finanziato”. Il leghista Freni ha cercato una sintesi: “Dobbiamo trarre il buono da tutte le parti. Poi per me lo possiamo chiamare in vari modi. Dobbiamo dirci che lo strumento non funziona benissimo. Il reddito di cittadinanza come è oggi non funziona. Questo vuol dire buttare tutto alle ortiche? No”. La Lega, ha concluso, ritiene “necessario” un sistema di supporto “a chi non può lavorare”, ma “siamo contrari a strumenti che diano un supporto a chi non vuole lavorare”.

Flat tax – Manca un accordo anche sulla flat tax. “E’ un concetto complicato da applicare al sistema fiscale italiano”, ha detto Bernini. “Io trovo giusto un fisco che non sia pieno di percorsi tortuosi: più è complicato e più si lavora in nero”. Donzelli ha parlato del principio generale: “Noi vogliamo come centrodestra, tutti, diminuire le tasse. E non è possibile lavorare per metà mese per pagare le tasse. Non abbiamo la stessa soluzione. L’obiettivo è diminuire le tasse a tutti, nell’immediato non sappiamo se è possibile. Preferiamo dire cose che siamo certi che possiamo mantenere. La flat tax incrementale si può fare e si può fare subito”. Il leghista Freni, incalzato da Peter Gomez, ha poi risposto sul perché il Carroccio insiste per abolire il tetto alla soglia del contante: “E’ molto controverso, ha visto battaglie accese. La Lega crede che una posizione sensata sia quella che intercetta i bisogni del Paese”. E sulla flat tax “non è vero che avvantaggia i ricchi. Da quando esiste la norma che consente ai giovani di aprire la partita Iva con una tassazione al 5%, sono schizzate in alto le richieste”. Parlando poi agli alleati ha chiuso: “Se l’obiettivo è comune, la sintesi si trova sempre”.

Questione moralePeter Gomez ha poi annunciato che sul sito del Fatto quotidiano uscirà una lista di 110 candidati che sono stati o condannati o sotto processo o indagati: “Perché non vi ponete il problema della selezione?”, ha chiesto il direttore. Il primo a rispondere è stato Freni: “Sono 110, almeno 40 li condannano. E gli altri 70? Un buon politico cosa deve fare? Premesso che nessuno ne va orgoglioso, un avviso di garanzia non è neanche una gogna da affiggere. Chi è solo oggetto di un’indagine deve essere fatto fuori dal sistema politico? Io credo di no. E che si debba partire dal principio di non colpevolezza”. Per Bernini “il tema giustizia è difficile da raccontare”: “Io mi sono resa conto che quando si parla di giustizia è sempre tutto teorico quando non capita a te. Io ho il terrore degli avvisi di garanzia. Non è facile parlarne fino a che la bomba non ti esplode in salotto”. Infine Donzelli ha detto che “si deve pretendere qualcosa in più a chi fa politica”. “Mi hanno sempre accusato di essere un manettaro”, ha aggiunto. “Credo che le scelte debbano essere dei partiti e non della magistratura. Noi abbiamo creato una commissione di saggi che ha vagliato le candidature. Abbiamo valutato caso per caso. Ci sono persone condannate in primo grado che sono candidate, perché abbiamo deciso che le condanne non sono ostative. Ci sono persone che non hanno avuto neanche un avviso di garanzia e che abbiamo tenuto fuori. Il partito si prende le sue responsabilità“.

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