A Spinetta Marengo, frazione di Alessandria, il polo chimico del gruppo belga Solvay – unico sito produttivo in Italia di polimeri fluorurati – sta contaminando il territorio e mettendo a rischio la salute dei residenti. A confermare le ipotesi emerse negli ultimi anni è un’indagine scientifico-giornalistica condotta dalla tv nazionale belga Rtbf in collaborazione con gli scienziati del policlinico universitario di Liegi. I risultati delle analisi del sangue condotte su un ventaglio di 51 cittadini volontari, residenti sia nei pressi dello stabilimento che nel resto di Alessandria, hanno evidenziato significative tracce di Pfas, sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate dal potenziale cancerogeno. Con un dato allarmante. In particolare, la concentrazione media di Pfoa, l’acido perfluoroottanoico il cui uso è stato vietato dal 2009, è cinque volte superiore negli abitanti di Spinetta rispetto a quelli del resto di Alessandria: 10,20 microgrammi per litro contro 1,9. Considerando invece i valori più alti (95° percentile), la differenza tra le concentrazioni sale a dieci volte: 39,19 microgrammi per litro negli abitanti di Spinetta rispetto ai 4,08 di quelli della città.

A mostrare il tasso più significativo di inquinanti, assorbiti attraverso l’acqua e il cibo, sono gli spinettesi che hanno lavorato all’interno della Solvay e pagano ancora oggi gli effetti del Pfoa. Che resta presente anche nell’aria: già nel 2020 una relazione tecnica dell’Arpa Piemonte ne aveva evidenziato la presenza in atmosfera in quantità non trascurabili (70 nanogrammi/litro), nonostante la produzione sia cessata nel 2013. Una strage silenziosa che anima e mobilita da tempo il territorio alessandrino. E mentre le falde contaminate, l’incremento della correlazione fra tumori e vicinanza al polo chimico, le barriere idrauliche insufficienti all’interno dello stabilimento Solvay hanno attirato l’attenzione della stampa estera (il reportage completo, curato da curato da Emmanuel Morimont, dal regista Hevia Garcia Santos e dalla giornalista Valerie Dupont, andrà in onda a settembre sulla rete belga) a oggi sono poche le risposte da parte delle istituzioni locali.

Viola Cereda, attivista e portavoce del comitato Stop Solvay, racconta al fattoquotidiano.it la genesi di questa battaglia ambientale: “Nell’inverno scorso siamo stati contattati dai giornalisti della trasmissione televisiva Investigation della Rtbf, per partecipare a questo primo studio pilota sulla contaminazione ambientale del nostro territorio. Fino ad allora, le nostre richieste di procedere a uno screening completo su tutta la popolazione di Spinetta erano state ignorate dalla ex giunta comunale di centrodestra. I risultati delle analisi hanno solo confermato un sospetto che coltiviamo da ormai vent’anni: io stessa ho accettato di sottopormi al prelievo e anche nel mio sangue sono state rilevate tracce di Pfas, sebbene per motivi di studio e lavoro io non abbia soggiornato sempre nei pressi del polo Solvay. Questo fa capire in maniera allarmante quanto il problema sia radicato, frutto di sostanze che permangono nell’ambiente e nel fisico per un periodo tanto lungo quanto pericoloso”, racconta.

Mercoledì sera a intensificare le preoccupazioni dei cittadini di Spinetta è stata un’ordinanza emanata dal Comune, la prima mossa contro l’inquinamento ambientale da parte della nuova giunta di centrosinistra del sindaco Giorgio Abonante. L’atto impone alcune misure precauzionali per le aree abitative limitrofe al polo chimico, in particolare le cantine, a fronte della presenza nell’aria di composti organo-clorurati – tra cui il cloroformio – rilevata da un’indagine Arpa. La raccomandazione è di areare il più possibile gli ambienti, evitare di soggiornarvi per lunghi periodi, evitare le manutenzioni e la custodia nei locali di sostanze chimiche a rischio. Lo stabilimento di Spinetta, peraltro, non è l’unico sito Solvay in Italia e anche in altre zone del Paese l’impatto ambientale ha sollevato timori, complice la tendenza a un forte aumento delle patologie tumorali. “Oggi esistono finalmente prove oggettive contro l’azienda: chiediamo approfondimenti, analisi a più ampio raggio e la chiusura del polo chimico. Faremo di tutto per sensibilizzare la politica rispetto al tema dell’esposizione ai Pfas, anche con un’assemblea pubblica che organizzeremo a settembre”, promette Cereda.

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