“È ancora presto per dire se sarà necessario disporre ordinanze restrittive a tutela della salute. Prima bisogna attendere che si completi il quadro delle rilevazioni effettuate da Arpa”. Risponde così il sindaco di Augusta Giuseppe Di Mare dopo l’incendio divampato lunedì all’interno di uno stabilimento che gestisce rifiuti differenziati di diverso tipo: dalla plastica al vetro, dalla carta alle batterie esauste. Nella città del Siracusano, una delle quattro che ospitano il polo industriale aretuseo, sono tanti i cittadini che si chiedono se il rogo abbia sprigionato sostanze in quantità tali da pregiudicare la salute, specialmente per quanto riguarda i prodotti ortofrutticoli e le attività di allevamento.

Da giorni a lavorare alle misurazioni degli agenti inquinanti è l’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale. In prima battuta le rilevazioni non avevano segnalato nulla di anomalo, ma un secondo controllo ha riportato picchi dei valori del benzene e delle polveri sottili in orari compatibili con l’incendio. A ciò si aggiunge anche che più centraline tra quelle installate per monitorare la qualità dell’aria durante l’intero anno, a causa del maltempo di lunedì, non hanno acquisito dati. “Per quanto riguarda la misurazione del livello di diossine – fa sapere Arpa Sicilia a ilfattoquotidiano.it – non si hanno ancora dati perché la rilevazione richiede un tempo maggiore”.

A innescare il rogo che ha causato una lunga colonna di fumo nero, impegnando per più giorni i vigili del fuoco, pare essere stato un fulmine. Tuttavia la Procura ha aperto un’inchiesta per capire se ci sono state negligenze da parte dei vertici della Ecomac. L’impresa che gestisce il sito in contrada Cusimano nel 2020 ha ottenuto l’autorizzazione ambientale per l’avvio della piattaforma di gestione dei rifiuti. Il nulla osta era arrivato a condizione che venissero rispettate una lunga serie di prescrizioni, alcune delle quali fino ad agosto dello scorso anno – come messo in evidenza dalla commissione tecnica-specialistica della Regione Siciliana – risultavano ancora non adempiute. Tra queste c’era anche quella riguardante la necessità di realizzare delle tettoie a copertura della zona in cui i rifiuti, sottoforma di ecoballe, sarebbero stati raccolti. Nell’attesa, dall’assessorato all’Ambiente era arrivato il via libera anche a una misura di prevenzione provvisoria proposta dalla stessa impresa e concernente l’uso di teloni ignifughi. La richiesta nasceva dagli stessi documenti progettuali dalla Ecomac che, analizzando i possibili scenari di rischio legati a incendio, aveva individuato tra i possibili inneschi le scariche elettrostatiche.

Mentre sia dalla procura che da Arpa, ente chiamato a monitorare il rispetto delle prescrizioni, non arrivano commenti sulla presenza o meno dei teloni al momento dell’incendio di lunedì, a chiedere che venga fatta chiarezza sono l’associazione Natura Sicula e il Coordinamento Punta Izzo Possibile. Le due realtà hanno già fatto richiesta di accesso agli atti agli organi competenti, per capire se la Ecomac abbia dato seguito alle disposizioni ricevute. “Alla luce del vasto incendio che ha allarmato le popolazioni del polo industriale, alla Procura di Siracusa e agli ufficiali del Nictas – si legge in una nota – è riservato il compito di accertare eventuali profili di responsabilità penale. Ai cittadini e alle associazioni impegnate nella difesa dell’ambiente va tuttavia riconosciuto il diritto di sapere se tutte le misure di sicurezza preventive erano state rese operative all’interno dell’impianto e se le azioni anti-incendio erano state correttamente pianificate e messe in atto in occasione dell’evento”.

La Ecomac già negli anni scorsi era finita al centro delle cronache. Nel 2020, un’indagine della guardia di finanza aveva coinvolto i vertici societari con l’accusa, tra le altre, di sfruttamento del lavoro. Alcuni indagati hanno patteggiato, mentre altri sono stati rinviati a giudizio e il processo è ancora alle battute iniziali.

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