Un ragazzo di 15 anni, Salvatore D’Agostino, rimase folgorato nel 2016 a Gaggi, in provincia di Messina, toccando un faretto dell’illuminazione pubblica. Morì dopo 18 giorni di agonia e per quell’episodio sono stati rinviati a giudizio un’imprenditrice vicentina, Susanna Gemmo, e un ingegnere dipendente del gruppo, con il reato di omicidio colposo, visto che l’impresa era affidataria del servizio. Il processo di primo grado non si è ancora concluso, eppure dagli avvocati della società vicentina sono arrivate a direttori di giornali e agli uffici legali di testate giornalistiche richieste di togliere i link degli articoli pubblicati, accampando il “diritto all’oblio”, ovvero la cancellazione per essere venuto meno l’interesse pubblico alla conoscenza dei fatti.

È questa la denuncia che arriva dallo Studio 3A-Valore spa, con quartier generale a Venezia, a cui si sono rivolti i genitori del ragazzo per ottenere giustizia. Attraverso l’area manager Sicilia, Salvatore Agista, e l’avvocato Filippo Pagano di Messina, la società ha seguito la vicenda nei suoi risvolti giudiziari e ha ora diffuso un comunicato. “I legali di Susanna Gemmo e della società negli ultimi tempi hanno tempestato di richieste direttori e uffici legali delle testate giornalistiche, comprese le principali, pretendendo la rimozione dei link dei loro siti che rimandavano alle notizie sul processo, ritenute lesive dell’immagine e reputazione dei loro assistiti e ormai non più attuali e di interesse per i lettori”. Questo il passaggio cruciale del comunicato. “Si sono appellati al diritto all’oblio e alla gravità della sua violazione, ottenendo in diversi casi la cancellazione dei link ‘compromettenti’ da parte di editori e giornalisti, evidentemente per evitare fastidi e problemi. Al di là della singolarità dell’istanza, trattandosi di un fatto risalente non a decenni fa, ma al 2016, gli avvocati si sono ben guardati dallo specificare che il procedimento penale è ancora assolutamente in corso e che i loro assistiti sono tuttora sotto processo. Su tali basi, ovviamente, non può sussistere alcun diritto all’oblio”.

A nome dei genitori, i rappresentanti di 3 A-Valore hanno dichiarato: “Venuti a conoscenza di tali richieste, la mamma e il papà di Salvatore sono naturalmente rimasti profondamente amareggiati, cogliendole quasi come un insulto verso il figlio e la sua memoria, come la volontà di dare un colpo di spugna alla tragedia prima ancora che la giustizia abbia fatto il suo corso e il giudice abbia pronunciato la sentenza. Di qui, il loro appello ai giornalisti di esercitare sul caso un altro diritto: quello di cronaca”.

Salvatore rimase folgorato nella piazza antistante la Chiesa Madre della frazione di Cavallaro, in un luogo pubblico accessibile a tutti, dove giocava a calcio con gli amici. Per recuperare un pallone, aveva toccato un faretto ed era stato investito da una forte scarica. Ne era seguita un’inchiesta. Nel registro degli indagati due nomi. Innanzitutto Susanna Gemmo, 59 anni, oggi presidente del cda del gruppo che si occupa di impianti tecnologici, infrastrutture e servizi, con sede ad Arcugnano (Vicenza), che nel 2020 ha fatturato 142 milioni di euro. Poi, l’ingegnere Francesco Trimarchi, 41 anni, responsabile dell’ufficio tecnico e gare d’appalto (con particolare riferimento a quelle per la Sicilia) di Gemmo, che si era aggiudicata un lotto della procedura di gara bandita da Consip per il ministero dell’Economia, acquisendo la gestione dell’illuminazione in numerose città dell’isola, ad esempio Catania.

Nel 2018 la richiesta di rinvio a giudizio dei due imputati “per aver cagionato il decesso di D’Agostino Salvatore, per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e nel non aver rilevato che i fari installati presso la piazza della Chiesa Madre di Gaggi, ancorché in disuso da anni e privi di lampade, fossero alimentati dall’impianto di illuminazione pubblica attraverso l’aggancio al quadro Q001 collocato in via Tenente Turrisi di Gaggi”. La morte era stata causata dalla forte scossa causata da “una dispersione di energia elettrica promanante da uno dei faretti collocati presso la piazza”. Dopo il rinvio a giudizio è cominciato il processo di primo grado (non ancora concluso, prossima udienza a novembre) con citazione in qualità di responsabile civile anche della società Gemmo.

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