Da una parte lo scontro, sotterraneo, fra Matteo Salvini e Luca Zaia, vinto dal segretario della Lega, che si è accaparrato praticamente tutti i candidati. Dall’altra l’assalto alle roccaforti leghiste da parte dei Fratelli d’Italia che, nonostante la batosta di Verona, dove l’uscente Federico Sboarina è stato clamorosamente sconfitto da Damiano Tommasi del centrosinistra, vogliono confermare la crescita, che in molte realtà potrebbe portarli a insidiare il primato del Carroccio. Infine, il tentativo di Forza Italia di continuare ad esistere, aggrappandosi a Flavio Tosi, l’ex sindaco di Verona che ha preso la tessera solo qualche mese fa. La presentazione delle liste in Veneto e Friuli riserva soprattutto questi tre scenari per il centrodestra.

La situazione nella Lega – Luca Zaia ha sempre detto che lui di liste non si occupa. Eppure il pugno di ferro di Salvini è stato calato, visto che il solo trevigiano Gianagelo Bof può dirsi un referente fidato del governatore. Tutti gli altri sono espressione del controllo del segretario sul partito, attraverso il commissario regionale Alberto Stefani, il presidente della Liga Veneta Massimo Bitonci e il vicesegretario federale Lorenzo Fontana. La Lega era alle prese con un problema di dimagrimento, visto che i parlamentari uscenti sono 32. La concorrenza con Fratelli d’Italia l’ha già costretta a dolorose rinunce nei seggi uninominali, che sono praticamente sicuri per il centrodestra. Tantissimi gli uscenti rimasti fuori o finiti in fondo alla lista, ed è addirittura arrivato un “paracadutato”, il biologo marino Lorenzo Viviani di La Spezia, capo dipartimento pesca federale. Inoltre, in deroga alla linea di non impiegare chi ha già un incarico, sarà in lista l’europarlamentare Mara Bizzotto. Oltre a Bitonci, Fontana e Stefani, avrà un posto di rilievo il ministro Erika Stefani.

Le reazioni – Che non tutto sia filato liscio lo dimostra la dichiarazione di Gianpaolo Vallardi, presidente della commissione Agricoltura al Senato: “Oggi, dopo 28 anni di militanza leghista, ho appreso dalla televisione che non sarò ricandidato”. Il galateo non contraddistingue la segreteria di via Bellerio. Inoltre è stata penalizzata l’uscente Angela Colmellere, parlamentare della Marca trevigiana, nonché moglie dell’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, uno dei fedelissimi di Zaia. Parte al terzo posto (su quattro) nella lista del collegio plurinominale Veneto 1, del Senato. Una corsa in salita. I mugugni però restano sotto la superficie, nessuna polemica ufficiale e nemmeno dichiarazioni da parte di Zaia. Il governatore si è limitato a dire: “Ho preso visione delle liste solo la sera della presentazione. Le analisi, le valutazioni, i bilanci li faremo dopo il 25 settembre. Non c’è motivo per alimentare la polemica”. Rimane quindi fedele alla sua linea di non andare allo scontro diretto con Salvini, tantomeno in campagna elettorale. Però ha dovuto ammettere: “E’ vero, il direttorio veneto di cui faccio parte non è stato coinvolto nelle decisioni”. Tutto è avvenuto a Milano, da dove Salvini non ha evidentemente interpellato Zaia, ma soltanto i suoi referenti veneti più fedeli.

Il fronte FdI – Il secondo fronte è costituito dalle velleità di Fratelli d’Italia di scalzare la Lega anche in Veneto. Senza il traino personale di Zaia, il Carroccio ha dimostrato di essere in affanno. Così a giugno è stato superato dagli alleati di centrodestra in una decina di Comuni su 15, in particolare a Padova e Verona. Per questo la Meloni ha messo in campo una squadra con molte velleità, ma anche con parecchi paracadutati. Va in questo senso la scelta di presentare l’ex magistrato trevigiano Carlo Nordio, in odore di diventare ministro della giustizia. Salvini ha già fatto sapere che egli preferisce l’avvocatessa e senatrice uscente Giulia Bongiorno, marcando così le differenze con l’alleata scomoda che si prepara a portare il suo partito al primo posto, con conseguenze inevitabili sulla premiership. Non dimentichiamo che la lista leghista porta sempre l’intestazione ormai obsoleta “Lega Salvini premier”, che alla luce dei sondaggi dovrebbe essere corretta in “Lega Salvini vice-premier”. Nessuna polemica sui paracadutati di Fratelli d’Italia, che si affida ai sempreverdi Adolfo Urso ed Elisabetta Gardini. Il partito ha casomai un problema di abbondanza rispetto ai parlamentari che potrà eleggere, visto che potrebbe triplicare il numero dei rappresentanti veneti. In ogni caso ha importato Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti, esponente della destra più estrema e fondatore del centro studi Ordine nuovo, nonché ex moglie dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Il partito di Berlusconi – Forza Italia in Veneto non è riuscita nemmeno a candidare la sua figura più prestigiosa, la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, costretta ad emigrare in Basilicata, per far posto in lista, a Padova, alla bolognese Anna Maria Bernini, capogruppo in Senato. Con la scomparsa dell’avvocato Niccolò Ghedini, avvenuta pochi giorni fa, e con l’annuncio di non volersi ricandidare da parte del ministro veneziano Renato Brunetta, Forza Italia riduce di molto la sua rappresentatività. Lo stesso accade in Friuli, dove non ha nemmeno un collegio sicuro e rischia per la prima volta di non portare a Roma nessuno dei propri esponenti. Così Forza Italia si affida a Verona all’ex sindaco Flavio Tosi, cheha preso la tessera del partito tra il primo e il secondo turno delle elezioni comunali di Verona. Porta in dote un bacino (soprattutto veronese) di voti. Lui ha detto: “Ringrazio il presidente Berlusconi. La priorità di governo è il taglio delle bollette a famiglie e imprese”. Basterà a rialzare le sorti degli azzurri? A Trieste si candida con Italexit Stefano Puzzer, l’ex leader dei portuali che ha animato le battaglie no Vax: “Lo faccio per unire la politica del dissenso”.

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