Fosse un film, il finale sarebbe di quelli che lasciano straniti, che non si capiscono. Sì perché in molti si aspettavano che il ritorno alle dichiarazioni ufficiali di Aurelio De Laurentiis, avvenuto sabato scorso con un’intervista a radio Kiss Kiss Napoli, si portasse anche il colpo di teatro del rinnovo di Mertens, il patron azzurro d’altronde da uomo di cinema ama le uscite ad effetto. E invece l’intervista ha sancito l’addio ad uno dei calciatori più amati della storia azzurra: ribattezzato Ciro e calatosi appieno nella figura di scugnizzo più degli altri, più di Insigne napoletano vero, si era eretto a simbolo della napoletanità Mertens, venendo adorato per questo e ovviamente per i colpi magnifici che ha offerto in campo. E dunque l’addio con le parole di De Laurentiis, un video con qualche skills e un ringraziamento sul profilo social della società…e il silenzio totale di Mertens sulla vicenda, salvo un messaggio comparso sul profilo della moglie Kat con un eloquente “Napoli amore della mia vita”.

Insomma un saluto sbrigativo, mordi e fuggi che non si addice affatto a un rapporto cominciato nove anni fa, e passato per gol meravigliosi, qualche trofeo vinto come la Coppa Italia con gol in finale o la Supercoppa Italiana, secchi d’acqua addosso mentre non si disdegnava di tirare due calci a un Super Santos tra i vicoli della città e un figlio che ha ereditato il soprannome del papà, Ciro, appunto. Qualcosa non quadra insomma. Non quadra il silenzio di Mertens che probabilmente attende ancora qualcosa per salutare una piazza che non solo calcisticamente rappresenta e rappresenterà un pezzo lungo e importante della sua vita. Non quadra la narrazione offerta da De Laurentiis, prima ad alcuni tifosi all’esterno di uno studio dentistico e poi nell’intervista alla radio ufficiale: “Questione di vil denaro” per il patron azzurro che ha raccontato come il belga abbia rifiutato un’offerta da 2,4 milioni di euro per un anno. Non quadra perché la somma era suppergiù quella richiesta dal belga attraverso il suo entourage a inizio giugno, con una mail che era trapelata suscitando sdegno poiché ritenuta troppo esosa, irricevibile visto che arrivava da un calciatore di 35 anni. Una richiesta che prevedeva di spalmare in due anni la clausola di rinnovo automatico che aveva nel contratto: 5 milioni in due anni dunque…2,5 milioni all’anno, cifra che non è così lontana dai 2,4 milioni di euro offerti da De Laurentiis.

Che il belga volesse a tutti i costi due anni di contratto invece che uno? O magari Mertens, che è perfettamente integro fisicamente e si sente ancora in grado di essere protagonista in campo non ha ricevuto le garanzie tecniche che chiedeva, e cioè un numero sostanzioso di presenze da titolare? Spalletti nell’ultimo campionato ha fatto partire spesso il belga dalla panchina, ma ne ha parlato come di un leader difficile da sostituire, e di certo in una stagione impegnativa tra campionato, Champions e Coppa Italia avrebbe fatto comodo. Avrebbe fatto comodo alla società in un momento in cui la distanza con la tifoseria è siderale offrire il rinnovo del giocatore più amato come segno di distensione: in fin dei conti dopo aver perso Koulibaly, Insigne, Ospina e Goulham in un colpo solo non avrebbe fatto la differenza a bilancio 2,5 rispetto a 2,4 o giù di lì…il Milan ha rinnovato Ibra a 41 anni, peraltro nella consapevolezza che lo riavrà in campo nel 2023 se tutto va bene. Nel frattempo, in una trama che pare scritta da Lynch, si ipotizza anche la clamorosa ipotesi di una firma in extremis, a fine mercato e alle condizioni di Adl se il belga non trovasse nulla di meglio: alla fine la terza serie di Twin Peaks, dopo 30 anni si è fatta, in questo caso per fare chiarezza basterà molto meno tempo o qualche parola di Mertens.

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