Il 4 luglio alle 10.30 di mattina è avvenuto l’atto simbolico di consegna della bozza di proposta di nuova Costituzione, da parte della Convenzione costituente cilena, all’attuale governo in carica. Dopo un anno dalla sua formazione e di intensi lavori, si conclude così con un percorso storico che ha visto l’assemblea costituente (composta maggioritariamente da forze progressiste di sinistra) provare a cambiare il volto della fonte primaria della legge cilena, che fino ad oggi continua ad essere quella dell’8 agosto 1980, approvata durante la dittatura militare di Augusto Pinochet.

Gabriel Boric, il giovane presidente emerso come figura di rottura dal passato dopo i tumulti che hanno sconvolto il paese, ha ricevuto il documento dalle mani dei e delle costituenti, con queste parole di speranza e monito da parte dell’attuale presidentessa della Convenzione, María Elisa Quinteros: “Questa proposta costituzionale include un desiderio di cambiamento che condividiamo come Paese… Evoca quel desiderio di giustizia che sentivamo possibile ogni volta che abbiamo affrontato abusi e ingiustizie. Non abbiamo inventato la realtà né imposto rivendicazioni, ci siamo limitati al mandato storico datoci dai cittadini”. Quinteros ha poi aggiunto che “ci è stato affidato il compito di scrivere questo testo, e oggi con grande umiltà e soddisfazione lo proponiamo, rispettando tutte le scadenze stabilite. Sappiamo che può essere migliorato e ci auguriamo che sia il punto di partenza di una società con maggiore uguaglianza, fondata su solide basi etiche”.

Ma vediamo quali sono i punti principali che vengono trattati in questo nuovo testo di 178 pagine, 388 articoli e 54 norme transitorie.

Per cominciare è la prima volta in assoluto, non in Cile ma nel mondo, che un gruppo paritario di donne e uomini è incaricato di redigere una costituzione. In Italia per esempio, su 556 costituenti che iniziarono i lavori il 25 giugno 1946, solo 21 erano donne. Se entrasse in vigore il nuovo testo, il Cile non sarebbe più una Repubblica democratica ma una Democrazia Paritaria, con il principio (trasversale in tutto il testo presentato) nel quale si stabilisce che le donne occupino almeno il 50% di tutti gli organi statali e ordina misure per “raggiungere uguaglianza e parità sostanziali”.

Anche rispetto alla tematica dei popoli indigeni vengono proposti dei cambiamenti sostanziali. Il Cile viene definito nella nuova “Carta Magna” come uno Stato Plurinazionale e Interculturale, e vengono riconosciuti 11 popoli e nazioni indigene: Mapuche, Aymara, Rapa Nui, Lickanantay, Quechua, Colla, Diaguita, Chango, Kawashkar, Yaghan, Selk’nam. Lasciando inoltre aperta la porta al riconoscimento di altri popoli e nazioni indigene. Si preserva il carattere unico e indivisibile dello Stato, ma si stabilisce l’istituzione di Autonomie Regionali Indigene con autonomia politica e si riconoscono i sistemi giuridici dei popoli indigeni.

Riguardo ai diritti sessuali e riproduttivi, il documento ne riconosce l’esercizio libero, autonomo e non discriminatorio e obbliga lo Stato a garantire le condizioni per la gravidanza, il parto e la maternità volontarie e protette, permettendo l’interruzione volontaria della gravidanza (quest’ultimo punto non tout-court ma in casi specifici previsti dalla legge).

Uno dei punti cardine della nuova Costituzione riguarda poi la necessità di ristabilire uno Stato sociale e democratico di diritti, dove lo Stato ricopra un ruolo centrale nel garantire dignità e accesso ai servizi all’intera popolazione e nello specifico alle fasce più vulnerabili della popolazione. Questo punto è particolarmente importante perché riguarda tra gli altri l’accesso alla salute e all’educazione pubblica e la garanzia di pensioni (degne), elementi alla base delle proteste massive dell’ottobre 2019.

Questa nuova bozza parla anche dell’acqua e ne stabilisce la “non appropriabilità” sancendo anche il “diritto umano all’acqua”: questo determina questo bene debba essere amministrato tenendo in considerazione la prevalenza gerarchica del diritto umano all’acqua rispetto ad altri usi (commerciali per esempio).

Altro cambiamento che lascio per ultimo, ma non certo per importanza, riguarda la revisione del “potere” del presidente, provando ad inaugurare un sistema semipresidenziale. Scende l’età per candidarsi alla massima carica dello Stato, che passa da 35 a 30 anni, e viene autorizzata per una volta la rielezione consecutiva (il periodo rimane di 4 anni con dunque una possibile rielezione, stile Usa). Il Congresso passerebbe dalla formula bicamerale, Camera dei Deputati e Senato, a una versione che elimina il Senato e crea due Camere di potere “asimmetrico”: un Congresso dei Deputati per la formazione delle leggi (con almeno 155 membri) e una Camera delle Regioni.

Il presidente Boric ha ricevuto con soddisfazione il documento che culmina i lavori storici della Convenzione costituente, ma ha anche voluto sottolineare che “questa bozza di Costituzione e il Plebiscito che si svolgerà a settembre non è e non deve essere un processo al governo (attuale). Si tratta di un dibattito sul futuro e sul destino del Cile per i prossimi quattro, cinque decenni; quindi, come Presidente di Repubblica, vi invito a dibattere da questa più alta visione”.

Il prossimo 4 di settembre i cileni e le cilene saranno dunque chiamate a dover approvare questo nuovo testo e gli scenari possibili sono due. Se vince “apruebo” (approvo) la nuova Costituzione inizierà la sua vigenza e dovranno essere creati i nuovi organi in essa contemplata. Se però vincerà il “no apruebo” (non approvo) questo processo si concluderà con un nulla di fatto (comunque un esempio di democrazia senza precedenti) e rimarrà vigente la Costituzione di Pinochet.

Gli occhi del mondo sono puntati sul Cile e su cosa succederà tra meno di due mesi nelle urne di questo paese sudamericano che ha dato prova fino ad ora di profondo senso democratico.

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