“È un risultato oltre le aspettative, storico per una città che ha dimostrato di voler cambiare pagina. Le priorità? Dare un segnale sulla parità di genere, Verona ne ha bisogno”. Sono queste le prime parole pronunciate da Damiano Tommasi quando entra nella sede del suo comitato elettorale. L’ex calciatore cresciuto nelle giovanili dell’Hellas si mostra soltanto quando lo scrutino è in fase avanzata e il ballottaggio diventa una certezza. Tra due settimane sfiderà il sindaco uscente Federico Sboarina che è riuscito a superare Flavio Tosi. “Siamo arrivati qui perché abbiam smesso di parlare di destra e sinistra e abbiamo parlato di futuro” spiega Tommasi ai giornalisti. La sua è stata una campagna “low profile”. La “Rete” non ha usato le vele con i faccioni dei candidati e ha scelto di chiudere la propria campagna elettorale con una festa in piazza Dante insieme alla propria gente. Niente leader nazionali e palchi, al contrario di Sboarina che negli scorsi giorni aveva chiuso la campagna proprio con Salvini, Meloni e Zaia. “Loro hanno scelto di puntare sui volti nazionali per emergere sui territori mentre il nostro obiettivo era far arrivare ai cittadini il nostro messaggio” spiega una delle volontarie Deborah mentre legge le proiezioni. Per anni Verona è stata considerata come un “laboratorio politico” per la destra italiana. La speranza per diversi volontari è che possa diventare un “modello” che funziona anche per il campo progressista.

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