Arriva dalla Corte Costituzionale un’altra conferma sulla legittimità dei tagli dei vitalizi ai consiglieri regionali del Trentino Alto Adige. Lo aveva già fatto nel 2019, poi nel 2020 anche un giudice di Trento si era espresso in tal senso. Adesso, con la sentenza numero 136, scritta dal redattore Angelo Buscema, la Consulta ha dichiarato “non fondate le questioni sollevate dal Tribunale di Trento di legittimità costituzionale”. Con la seguente spiegazione: “Le misure che hanno inciso, riducendoli, i vitalizi regionali trentini in corso di erogazione, diretti e di reversibilità (riduzione del 20%, limite al cumulo con il vitalizio parlamentare, contributo di solidarietà), non ledono il principio del legittimo affidamento in quanto, da un lato, trovano una ragionevole giustificazione nelle esigenze di contenimento della spesa, di sobrietà ed equità, già presenti nella legislazione dello Stato e da essa promosse; dall’altro lato, non trasmodano in un regolamento irrazionale, lesivo del principio evocato”. Il linguaggio è in parte criptico, ma la sostanza è chiara: non viene leso il diritto a percepire quanto indicato nel momento in cui un consigliere aveva assunto il mandato, perché altre esigenze di natura generale (ad esempio il contenimento della spesa) hanno legittimato il consiglio regionale ad applicare i tagli.

Una sintesi della Consulta aggiunge: “L’esigenza di ripristinare criteri di equità e di ragionevolezza e di rimuovere le sperequazioni e le incongruenze, insite in questi trattamenti, è stata ritenuta dalla Corte preponderante rispetto alla tutela dell’affidamento, considerato anche l’ammontare del trattamento che le misure riduttive consentono di mantenere”. La legge prevedeva il taglio risale al 2014 e fu uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, anche perché in Trentino gli emolumenti dei consiglieri erano ragguardevoli. Dopo di allora è stato uno stillicidio di cause e ricorsi.

Quella di cui si è occupata ora la Corte è stata presentata da due avvocati, il costituzionalista Massimo Luciani e l’ex parlamentare di Forza Italia Maurizio Paniz. Ieri è stata depositata la prima sentenza, a cui ne seguirà un’altra sullo stesso argomento. In totale le posizioni riguardano 63 ex consiglieri o loro familiari dopo la morte dei titolari dei vitalizi. In ogni caso il tema è quello della legittimità di operare, a posteriori, dei tagli che riguardano regole precedentemente applicate, in supposta violazione del principio dell’affidamento. Commento dell’avvocato Paniz: “Per carità, possiamo anche condividere che un taglio del 5-10-15 per cento possa essere applicato. Ma allora c’è da chiedersi perché solo ai consiglieri regionali e non anche ad altre categorie di cittadini, ad esempio gli stessi giudici costituzionali”. Al di là della provocazione, aggiunge: “Se questo principio è legittimo, in nome dei risparmi dello Stato, allora un giorno lo Stato potrebbe decidere che è legittimo un taglio del 5 per cento delle pensioni di 9 milioni di italiani. Che cosa accadrebbe?”.

Già nel 2019 la Consulta si era espressa sui tagli ai vitalizi dei consiglieri regionali del Trentino-Alto Adige. Il quesito era stato posto dal giudice civile di Trento Massimo Morandi e riguardava la norma che aveva cercato di ridurre gli effetti a favore della casta politica di una precedente legge regionale del 2012. Si trattava degli effetti “retroattivi, permanenti ed irreversibili” che vietavano il cumulo con altri vitalizi nazionali o europei oltre i 9mila euro lordi mensili e prevedeva un taglio del 20 per cento dell’importo erogato dalla Regione. I giudici avevano spiegato che la norma rispondeva a due esigenze, entrambe fondate. Innanzitutto “ricondurre a criteri di ‘equità e ragionevolezza’ gli assai favorevoli meccanismi di calcolo dell’attualizzazione degli assegni vitalizi” introdotti dalla legge regionale del 2012 e da due delibere dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale nel 2013. In secondo luogo, “provvedere al contenimento della spesa pubblica regionale, in controtendenza rispetto alle generali necessità di contenimento e risparmio perseguite dal legislatore statale, a fronte di una crisi economica di ingente (e notoria) portata”.

Come non bastasse, nel 2020 il giudice Adriana De Tommaso, aveva rigettato i ricorsi di 20 ex consiglieri regionali, sostenendo “sul diritto del singolo, in questo caso i consiglieri regionali ricorrenti, prevale l’interesse dei cittadini e delle cittadine che in un periodo di grave crisi economica viene tutelato anche attraverso le risorse del Fondo Family a cui la norma regionale impone il versamento delle somme eccedenti di vitalizio per sostenere iniziative per le famiglie e l’occupazione”.

Articolo Precedente

Rischio di voto anticipato? Vitalizio assicurato: agli onorevoli basterà versare 30mila euro. Sollievo dei parlamentari al primo mandato

next