Tutti in ordine sparso, in Veneto, alle votazioni comunali di giugno. Se guardi a Verona, il centrodestra non esiste più come coalizione unitaria. A Padova è, invece, compatto, mentre a dividersi è il centrosinistra, con una candidata sindaco schierata contro l’uscente Giordani proprio dall’ex sfidante di Zaia in Regione e attuale portavoce delle minoranze. A Belluno, il sindaco uscente del Pd non si può ricandidare per limite di mandati e così ci saranno due liste espressione della maggioranza uscente, con il concreto rischio di farsi entrambe del male.

A Verona ci sono sei candidati, tre dei quali fanno riferimento al mondo No Vax (ad esempio l’ex leghista Alberto Zelgher sostenuto anche dal Popolo della Famiglia). Due dei tre che si contendono il posto hanno lacerato il centrodestra. L’uscente Federico Sboarina, avvocato, da sempre vicino al mondo delle destre, passato dalla civica Battiti a Fratelli d’Italia, è il candidato anche di Lega e Coraggio Italia di Luigi Brugnaro. Sboarina non è riuscito a unire il centrodestra. Forza Italia, infatti, si è sfilata e ha preferito evitare una tenaglia che l’avrebbe stritolata (come è avvenuto durante questa legislatura). Appoggerà Flavio Tosi, l’ex segretario regionale della Lega cacciato nel 2015 e già per dieci anni, tra il 2007 e il 2017, primo cittadino in riva all’Adige. In realtà Tosi aveva cercato di flirtare con i vecchi amici padani, trovando apparentemente un non-rifiuto da Matteo Salvini, a cui non è mai andata giù la decisione di Sboarina di prendere la tessera del partito di Giorgia Meloni, quando lui stava per annunciare che il sindaco uscente sarebbe stato ricandidato.

Tosi ha però trovato sulla sua strada il netto rifiuto di Luca Zaia, che a Verona conta meno che in altre province del Veneto, ma che è pur sempre il governatore più votato. Così adesso Tosi sta accarezzando l’idea di una rivincita e di un colpo gobbo: incunearsi tra le coalizioni per strappare un posto al ballottaggio, operazione che gli era riuscita cinque anni fa con la fidanzata Patrizia Bisinella, poi sconfitta da Sboarina al secondo turno. Questo dimostra che Tosi può contare in città su uno zoccolo duro di consensi, oltre che sulla conoscenza della macchina comunale. La coalizione che lo appoggia sembra essere un piccolo laboratorio di possibili aggregazioni nazionali avendo imbarcato Italia Viva di Matteo Renzi, che – presentandosi assieme a Forza Italia – sbiadisce ancor di più, se ce ne fosse stato bisogno, il colore della vecchia appartenenza dem.

Il terzo incomodo è l’ex calciatore Damiano Tommasi, ex segretario dell’Associazione italiana calciatori, che raccoglie un centrosinistra unito, compreso il M5s, ma che dal 2002 non è mai andato al ballottaggio. Nella carrellata veronese da segnalare due posizioni contraddittorie. Si ripresenta l’ex assessore alla sicurezza Daniele Polato di Fdi, che nel 2020 è stato eletto in Regione Veneto, ma ha avuto le ambizioni di un assessorato bloccate dalla condanna a un anno di reclusione per una faccenda di firme false autenticate alle elezioni regionali del 2015. La condanna è stata confermata in appello, ma in attesa della Cassazione non ha rinunciato a candidarsi. Sorpresa nella lista Sboarina Sindaco dove è presente Carla Padovani, ex capogruppo del Pd in consiglio comunale, diventata famosa nel 2018 per aver votato a favore di una mozione leghista contro l’aborto. Passò al gruppo misto, in Provincia è stata appoggiata da Italia Viva ed ora si accasata con Sboarina di Fratelli d’Italia, anche se nella lista personale del sindaco.

A Padova l’uscente Sergio Giordani se la deve vedere con altri otto candidati, tra cui l’imprenditore Francesco Peghin del centrodestra. Qualche mal di pancia in casa Lega ha accompagnato la scelta di Peghin, ma tutto sembra riassorbito e la coalizione è compatta. Giordani viene dato da un sondaggio vincente al primo turno con il 53 per cento dei voti, mentre lo sfidante è chiamato a un recupero dal 40 per cento se vuole arrivare al ballottaggio. Quella che spicca nella città del Santo è la posizione del professore Arturo Lorenzoni. Nel 2017 guidò l’exploit di una civica che aiutò Giordani a vincere e divenne vicesindaco. Sembrava l’uomo nuovo del centrosinistra in Veneto che lo candidò nel 2020 contro Zaia, ottenendo un risultato molto modesto. Pur essendo attuale portavoce del centrosinistra in consiglio regionale, si è accasato nel gruppo misto, assieme a due leghisti. A Padova appoggia Francesca Gislon, contro Giordani, e accusa: “Io sono rimasto coerente con le mie idee”. Il sindaco uscente ha nella propria squadra Giulio Eugenio Crisanti, figlio del noto virologo Andrea.

Ultima tappa Belluno, dove il centrodestra unito schiera il campione paralimpico Oscar De Pellegrin, mentre il centrosinistra si spacca e rischia l’harakiri. Giuseppe Vignato ha l’appoggio del Pd e di tre civiche, tra cui anche In Movimento che schiera il sindaco uscente Jacopo Massaro (al secondo mandato). Fino a poche settimane fa sembrava che per Massaro non ci sarebbe stata nemmeno una candidatura a consigliere. Ma la concorrenza nel centrosinistra è forte. La commercialista Lucia Olivotto, attuale vicesindaco e assessore al Bilancio, corre con un’altra coalizione di centrosinistra. Qualcuno rischia di farsi del male al primo turno.

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