Musica

Eurovision 2022, Achille Lauro propina sempre la stessa canzone camuffata. Fa bene il suo show ma non convince il pubblico europeo

Con affetto, davvero, un consiglio decisamente non richiesto: forse è il caso di dedicare molto più tempo alla fase di scrittura dei brani. Anche perché al pubblico europeo non è bastata nemmeno la cavalcata sul toro meccanico. Su Twitter però...

di Claudia Rossi

Lauro, bisogna che tu capisca che non ci puoi propinare sempre lo stesso pezzo camuffato. Si capisce, te lo dico con affetto. Lo show ti è venuto bene, as always“. Qualcuno tra voi lettori (uno, al massimo due) potrebbe aver letto questo tweet. Ora, può sembrare brutto autocitarsi, a maggior ragione se uno ha detto una cosa ovvia, che pensano moltissime persone e dunque affatto dirompente. Ma il tempo è poco e le parole non vanno sprecate. Dunque, mi autocito: quello che scrivevo ieri sera su Twitter guardando la seconda Semifinale di Eurovision è quanto mi sento di dire su Achille Lauro, sulla performance, sulla canzone e tutto quanto. Non state a spaccare il capello in quattro: no, non si può parlare di autoplagio (che poi, è molto diverso dall’autocitarsi? Vai a capire…). Ad essere simili in modo piuttosto grottesto sono il mood, la dinamica e l’attitudine delle canzoni che Lauro ci presenta. E non si tratta della “tipica riconoscibilità” del grande cantautore. Con affetto, davvero, un consiglio decisamente non richiesto: forse è il caso di dedicare molto più tempo alla fase di scrittura dei brani. Anche perché al pubblico europeo non è bastata nemmeno la cavalcata sul toro meccanico. Sempre su Twitter ho letto alcuni commentatori (non proprio pochi per la verità) lamentarsi a suon di “eh ma era comunque meglio di altri“.

Due parole su Eurovision e sulla Musica. Il contesto fa tutta la differenza del mondo. Intanto no, non era così smaccatamente meglio di altri anzi, se la giocava con quasi tutti i brani in gara. E sì, sono canzoni da farsi sanguinare le orecchie (come nel famoso meme). Almeno, nella maggior parte dei casi. Se capita di usare alcuni aggettivi (“bello”, “elegante”, “bravi”), vale la regola del contesto. Dire che il duetto Pausini-Mika è stato elegante, per esempio, è vero nel contesto. Perché se pensiamo al mare magnum della Musica e ci viene in mente un video iconico per eleganza e sensualità come “Henry Lee” di Nick Cave e P.J Harvey, allora dobbiamo guardare lo show con con la modalità “mute” e metterci noi stessi in modalità “mute”. Sono abbastanza irritanti quelli che guardano Eurovision Song Contest e, ad ogni piè sospinto, sospirano “ah, se li vedesse Joe Strummer“, “oh, se ci fosse John Lennon“, “eh, se David Bowie assistesse a questo spettacolo“. Ecco, dormite sereni. Nessuno di loro vedrà e ascolterà. Per il resto, pure noi che guardiamo lo show senza fare scenate abbiamo i nostri bei vinili. E alla fine, è un grande show. Brava Rai.

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