Ita è “parte lesa” nella questione dei 543 lavoratori dei call center ex Almaviva che Covisian si era impegnata ad assumere per utilizzarne una parte nella commessa con la compagnia aerea. Lo ha detto il presidente della società, Alfredo Altavilla, audito dalle Commissioni Lavoro e trasporti della Camera, ribadendo la responsabilità di Covisian che ha firmato la clausola sociale per l’assunzione dei 543 lavoratori pur non essendovi obbligata e l’estraneità di Ita che è solo “cliente”. Ita ha annunciato azioni legali contro Covisian spiegando che ha danneggiato l’azienda dal punto di vista economico e reputazionale non offrendo, anche a seguito delle proteste dei lavoratori a rischio, i servizi previsti dalla commessa. Ma i deputati M5s e Pd delle due commissioni hanno respinto al mittente quello che definiscono “scaricabarile“, sottolineando che la compagnia pubblica deve rendersi disponibile a trovare soluzioni per i lavoratori.

Altavilla ha affermato che quello di Covisian è stato una sorta di “ricatto”. Dopo aver vinto la commessa e aver firmato la clausola sociale con Almaviva, pur non essendo obbligata vista la discontinuità tra Alitalia e Ita airways, si è accorta di non poter fornire i servizi al prezzo pattuito ed ha presentato una proposta di maggiorazione del 64%. Che la compagnia ha ritenuto “inaccettabile” sia perché avrebbe fatto lievitare i costi in maniera strutturale sia perché avrebbe prestato il fianco ai ricorsi delle società escluse e alla possibilità anche per gli altri fornitori di fare nuove richieste. Ita ha proposto una maggiorazione temporanea di circa il 30% nel periodo di rodaggio ma si è detta indisponibile ad un aumento strutturale dei costo.

A febbraio Covisian aveva fatto sapere di non poter firmare l’accordo definitivo e di non poter rispettare gli impegni assunti. In pratica, secondo Ita, la società non è riuscita ad avere le altre commesse necessarie ad assorbire tutti i lavoratori (solo 221 erano impegnati sul call center di Ita) . Ma solo Covisian – ha detto Altavilla – “è vincolata all’accordo sulla clausola sociale” e per questo motivo Ita non ha partecipato al tavolo aperto a fine aprile dal ministro del Lavoro. Da Ita l’unico spiraglio è l’annuncio della possibilità di assumere alcune decine di lavoratori che farebbero smart working da Palermo. “Il nostro organico su Roma è stato già completato quindi parliamo di una possibilità nell’immediato di poche decine di unità”, ha detto Altavilla, “ma siamo impegnati su un arco di tempo coerente con piano industriale ad aumentare l’organico di Palermo. Sappiamo – ha proseguito – che non è la soluzione al problema ma questo è stato creato da chi si è assunto l’onere di assumere 543 persone senza avere commesse alle spalle. Non possiamo assumerci noi l’onere”.

“Spero che Ita mostri una disponibilità diversa e si assuma una responsabilità rispetto al comportamento di Covisian”, ha commentato la presidente della commissione Lavoro della Camera Romina Mura (Pd). “Ita non è una società qualsiasi, è partecipata dallo Stato, di grande autorevolezza e non si può permettere questo atteggiamento di scaricabarile. Forse lo può fare da un punto di vista giuridico ma non etico né politico”. Per la parlamentare dem “Ita ha sbagliato a non partecipare al tavolo del Ministero del Lavoro, perché anche se non era inclusa in quell’accordo commerciale, aveva una responsabilità in solido rispetto alla scelta del soggetto che poi ha gestito il call center Ita”. Per i deputati M5s in commissione Trasporti Ita “è a tutti gli effetti una società dello Stato ma continua ad avere, rispetto al lavoro e all’azienda stessa, un atteggiamento privatistico. Le giustificazioni rese note oggi in commissione sono del tutto insoddisfacenti: a fronte di un atteggiamento di Covisian definito dal Presidente Altavilla ricattatorio, la compagnia non può considerarsi assolta“. E ancora: “C’è un aspetto etico di cui tenere conto: la società a capitale pubblico non può non assumersi la responsabilità di centinaia di posti di lavoro tra Palermo e Rende. Lo stesso atteggiamento etico che avrebbero dovuto avere i ministeri del Lavoro, dell’Economia e dello Sviluppo economico che, in tutta la vicenda, hanno peccato di superficialità”.

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