Cotto e mangiato. E l’infinita moltitudine di erriniani mai sazi delle parole di Erri digeriscono e chiedono il bis di portata. Location Quartieri Spagnoli, cuore e budello del centro storico più storico di Napoli, il cortile di Foqus. Per non sbagliare basta chiedere le indicazioni per il Santuario di Maradona di Montecalvario. Qui Diego Armando, lo hanno fatto già santo. Come tutti i santuari è un pellegrinaggio arrivarci tra vicoli e vicoletti, ci conforta il murales di Luciano De Crescenzo con scritta: ”Io penso che Napoli sia l’ultima speranza che ha l’umanità di sopravvivere”. Il pensiero di Erri De Luca (Erri nostro, Napoli gli deve ogni centimetro dello scrittore più amato e venerato) potrebbe essere la seconda speranza. Perché vivere e mangiare bene è un binomio indissolubile.

E la “benedizione” gli viene dall’altro io narrante, il nutrizionista e biologo Valerio Galasso che a “Spizzichi e Bocconi” (Feltrinelli) dà il suo apporto scientifico. Ma l’idea di un viaggio tra ricette di famiglia, osterie e papille gustative è merito di Paola Porrini Bosson, producer, casa di produzione a Los Angeles, La OH! Pen: “Voi due dovreste fare un libro. E le intimazioni della parte femminile non ammettono obiezioni” esordisce Erri. “Il cibo ha una storia eroica, miracolosa. La sacra scrittura contiene narrazioni di provviste dal cielo. la parola fame è stata più temuta della guerra, peste, terremoti e inondazioni. Si è ammansita con l’ultima virata di bordo del secolo ed è nata la scienza dell’alimentazione.

Erri ci conduce con le ricette della nonna Emma e della zia Liliana fra odori e sapori che raccontano di un mondo perduto di pranzi della domenica al profumo di ragù, di pastiere di pasta frolla fatte a scacchiere e di pasti consumati in cantieri, quando Erri prima di scoprirsi scrittore faceva l’operaio. Della fame, di quella patita nella prima metà del secolo scorso, ne ha parlato il teatro di Eduardo De Filippo, è diventata narrazione e ha avuto la forza di farci ridere.

Una paletta d’argento trovata in fondo a un cassetto che la madre usava per tagliare la crostata di fragoline raccolte nel sottobosco diventa per lui la sua madeleine prussiana e lo catapulta nel mondo dei compleanni dell’infanzia. La zuppa di pesce fa parte invece di quegli anni della militanza politica di Lotta Continua. E il friariello cucinato dalla portiere aveva l’odore amaro che pungeva le narici. Ogni piatto è un atto d’amore. Come quello dichiarato a Paola: “In mezzo a tanti piatti solitari, insieme a lei s’interrompe il mio spariglio di numero dispari. Meglio di una coppia siamo un appariglio”. Davanti a un calice rosso di Per e Palummo, vino ischitano nero come l’inchiostro. Intanto Tu, mio, il primo romanzo di Erri, su i suoi anni giovanili durante le villeggiature a Ischia, sta per diventare un film. Grazie a Paola.

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