A sei anni dall’incidente del volo EgyptAir MS804 Parigi-Il Cairo precipitato nel Mediterraneo il 19 maggio 2016 con 66 persone a bordo – un gruppo di esperti, riunitisi 23 volte tra agosto 2021 e febbraio 2022, ha redatto un report di 134 pagine che fa luce sugli ultimi istanti prima del disastro. Il documento, visionato dal Corriere, è stato inviato un mese fa alla Corte d’Appello di Parigi che indaga sulla vicenda per omicidio colposo, perché tra le vittime ci sono anche 12 cittadini francesi. Per la Bea, l’ente investigativo dell’aviazione francese che già si espresse nel 2018, la causa dell’incidente fu “un incendio scoppiato nella cabina di pilotaggio durante la fase di crociera che ha portato alla perdita di controllo del jet”. Il 16 e 17 giugno 2016 l’ente esaminò le due scatole nere dell’aeromobile, consegnando i risultati ai responsabili dell’indagine alle autorità del Cairo, dimostratesi poco collaborative e con idee diverse sulla dinamica dei fatti: per loro si è trattato di un atto di terrorismo. Ma i francesi escludevano che l’aereo fosse precipitato dopo un’esplosione.

L’incendio – A bordo di quel velivolo, si legge ora nel nuovo report, i piloti tendevano a fumare molto – una pratica non vietata nel 2016 da Egyptair – e nei viaggi precedenti l’aereo aveva registrato diversi problemi tecnici “ma nessuno così grave da richiedere la sua messa a terra”. Secondo le analisi, quindi, è stata la fuoriuscita di ossigeno dalla maschera del co-pilota a causare l’incendio, nel momento in cui comandante e primo ufficiale con ogni probabilità stavano fumando a 11.278 metri di quota. La sigaretta accesa, spiega il documento, ha fatto sì che l’ossigeno emanato dal dispositivo favorisse la combustione: da qui un principio d’incendio scatenato da una scintilla o una fiamma“. La mascherina era stata cambiata tre giorni prima da un addetto e impostata nella modalità “emergenza”. Gli esperti non sono riusciti a stabilire se i piloti abbiano o meno usato l’estintore, presente nella cabina di pilotaggio.

Gli orari – L’incendio, ricostruisce il report, scoppiò circa un’ora prima dell’arrivo in Egitto, previsto alle 3:15 del 19 maggio. Partito dal “Charles de Gaulle” di Parigi alle 23:21 del 18 maggio, il volo MS804 entrò nello spazio aereo italiano alle 00:11. Dopo aver sorvolato il Veneto, costeggiò i Balcani per poi procedere verso Sud. Ma alle 2:27, poco prima di superare il confine aereo egiziano, spiega il report, il controllore greco – che aveva invitato i due piloti a mettersi in contatto con il collega egiziano – non ottenne risposta. Alle 2:34, i radar dei centri di controllo non rilevarono più il velivolo. Le ultime informazioni relative all’Airbus A320 riguardavano due virate: una di 90° a sinistra e una di 360° a destra. Solo dopo si venne a scoprire l’aereo aveva inviato sette dispacci” prima di schiantarsi. Si trattava di segnalazioni per problemi ai sensori antighiaccio, ai finestrini della cabina di pilotaggio, la presenza di fumo nel bagno anteriore e nel comparto avionica (sotto all’abitacolo), e lo stop al funzionamento di due sistemi fondamentali per il volo e le ali.

Le cause – Resta da capire perché la mascherina, impostata nella modalità che rilascia aria a una pressione maggiore, non sia stata controllata. “Quando entriamo nella cabina di pilotaggio tra i vari controlli preliminari prima di decollare c’è anche quello del controllo del flusso di ossigeno nelle mascherine laterali“, spiega al Corriere Daniele Veronelli, comandante di A320 e membro del dipartimento tecnico di Anpac (Associazione nazionale piloti aviazione commerciale). “Si alza uno sportello e si testa il flusso dell’aria premendo un bottone che spunta dal compartimento – prosegue – azionando l’interfono si riesce a sentire l’ossigeno che scorre perché ogni mascherina è dotata di un microfono”. Se l’equipaggio è il primo a salire quel giorno sull’aereo, conclude, “si esegue anche questo tipo di test. Se invece si subentra ai colleghi il controllo non è previsto, ma nulla toglie che questo si esegua lo stesso, ci vogliono pochi secondi”.

Le vittime – Alle domande del Corriere, le autorità dell’aviazione civile egiziana ed Egyptair non hanno risposto. Un silenzio difficile da decifrare. Oltretutto, Il Cairo non ha mai inviato un rapporto finale sulla vicenda all’Icao, l’agenzia Onu per l’aviazione civile. Omissioni gravi per chi da anni pretende delle risposte: “È da maggio 2016 che vogliamo capire perché abbiamo perso i nostri cari“, dice al Corriere Julie Heslouin che nel volo MS804 perse il fratello Quentin, 41 anni, e il papà Pierre, 75. Nonostante ciò, Heslouin e il comitato dei parenti non si sono rassegnati e cercano ogni giorno la verità.

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