L’epidemia di Covid in Cina continua a tenere in allerta le autorità sanitarie. Nelle ultime 24 ore sono stati segnalati 1.566 nuovi casi confermati di Covid-19 a trasmissione locale, di cui 1.401 a Shanghai. Oltre a Shanghai, altre 16 suddivisioni a livello provinciale della Cina continentale hanno assistito all’insorgere di nuovi casi locali, tra cui la provincia nordorientale del Jilin con 60 contagi, l’Heilongjiang con 26 e Pechino con 22. A seguito della guarigione di 2.672 ricoverati, rilevata ieri, negli ospedali del Paese restano degenti 29.531 contagiati. La giornata di ieri ha visto ulteriori 39 nuovi decessi dovuti al virus, tutti a Shanghai. Il totale delle vittime sale così a quota 4.725.

Shanghai è attanagliata sempre più nella morsa del virus e dove è crollata la produzione industriale. Anche se si nutrono dubbi sul reale numero di decessi. Ieri sono stati comunicati 12 morti e sono stati registrati 6.000 casi domestici di Covid-19 che porta il totale dei contagiati a quota 23.000. Oggi invece la commissione sanitaria municipale ha fatto sapere che nella città sono state segnalate in tutto 87 decessi. Registrati 1.401 casi confermati a trasmissione locale e 19.657 asintomatici locali. L’età media delle vittime è 81 anni ed il più anziano ne aveva 101. La commissione ha spiegato che tutte le vittime presentavano gravi condizioni di salute preesistenti, come tumori maligni, malattie coronariche e ipertensione, aggiungendo che le cause dirette dei decessi sono riscontrabili in tali patologie di base.

La frustrazione e la rabbia dei 26 milioni di residenti continua a montare soprattutto sui social network finendo in un nuovo video, in bianco e nero, su cui la censura del Great Farewall ha faticato non poco per bloccarlo. Il breve filmato di 6 minuti, intitolato ‘La voce di aprile’, mostra le riprese dall’alto della città, diventata spettrale a causa del lockdown, e ripercorre giorno per giorno, attraverso le voci dei residenti nelle telefonate alle autorità locali, le settimane che hanno portato all’esasperazione gli abitanti bloccati in casa tra scarsi rifornimenti di cibo e generi di prima necessità, e con l’impossibilità di ricevere cure mediche fuori dal Covid.

A Pechino tutte le persone che risiedono e lavorano nel distretto di Chaoyang, il cuore della capitale, saranno sottoposte a test lunedì, mercoledì e venerdì come riferito dal network statale Cctv, in merito alle decisioni delle autorità sanitarie dopo che la città di oltre 23 milioni di abitanti ha visto un balzo di casi locali focalizzati a Chaoyang. Nel conteggio dal 22 aprile, il distretto ne ha accertati 26 sui 41 totali della città. “I risultati epidemiologici preliminari hanno mostrato che il virus è rimasto ignorato per una settimana”, hanno riferito le autorità.

Intanto per la prima volta da due anni in Israele non sono più obbligatorie le mascherine al chiuso, tranne alcune eccezioni. Come annunciato nei giorni scorsi dal premier, Naftali Bennett, e dal ministro della sanità, Nitzan Horowitz, da ieri sera il provvedimento è entrato in vigore sulla base del calo dei contagi provocati dal coronavirus Sars Cov 2. Secondo dati del ministero, sabato i casi sono stati 4.054: il più basso numero in quattro mesi e anche i casi di Covid gravi negli ospedali sono scesi a 221. Il fattore Rt è a 0.78, quindi ampiamente sotto la soglia epidemica. Le eccezioni all’obbligo di mascherina al chiuso, riguardano gli ospedali, le case per gli anziani e i voli. Resta anche il tampone per i viaggiatori all’arrivo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, con quarantena fino al risultato negativo dell’accertamento.pri

Intanto nell’arcipelago delle isole Cook, nel sud del Pacifico, che conta non più di 17.000 abitanti circa, ha registrato la prima vittima. “È con grande tristezza che vi annuncio che abbiamo appena registrato il primo decesso nel nostro Paese attribuito al Covid-19”, ha detto il premier Mark Brown. Si tratta di una donna di 63 anni che ha ricevuto tre dosi di vaccino, ma che soffriva di gravi patologie pregresse. Le isole Cook sono isolate dal resto del mondo e hanno registrato il primo contagio solo lo scorso dicembre. Ma il legame crescente con la Nuova Zelanda, il Paese più vicino all’arcipelago, ha favorito la diffusione del la variante Omicron, che a Cook ha contagiato 4.727 persone.

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