“L’Italia non ha mai smesso di chiedere collaborazione al Cairo sul caso Regeni, l’intesa sul gas con l’Egitto è un accordo tra aziende“. Queste le parole al Fattoquotidiano.it del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a margine del congresso di Articolo Uno, tagliando corto e minimizzando sull’accordo raggiunto dall’Eni che (insieme a quello siglato per il riavvio dell’impianto di liquefazione di Damietta lo scorso anno, ndr) permetterà la fornitura di carichi di gas naturale liquefatto (Gnl) per volumi complessivi fino a 3 miliardi di metri cubi nel 2022.
Un accordo che aveva già suscitato critiche da parte del Pd, con il segretario Enrico Letta che si era detto “dubbioso”, considerata la vicenda aperta del caso Regeni, con l’ostruzionismo di vertici e autorità giudiziaria del Cairo nella ricerca di verità e giustizia sull’omicidio del ricercatore italiano. Depistaggi e mancata cooperazione, continuata negli anni, che aveva comportato, nel corso dell’ultima udienza del processo ai quattro membri della National Security Agency del Cairo accusati della morte del ricercatore di Fiumicello, la decisione da parte del giudice di una nuova sospensione. Proprio a causa della mancata collaborazione del governo nordafricano per l’iscrizione di domicilio dei quattro agenti della Nsa. La stessa famiglia aveva così fatto appello a Draghi contro “l’ennesima presa in giro da parte di Al Sisi”.
Eppure, non era bastato per evitare di considerare lo stesso Egitto come partner strategico sul piano energetico (così come già accaduto con la vendita di armamenti al Cairo), nel tentativo da parte dell’Italia di svincolarsi dalla dipendenza dal gas russo, come dimostrano anche i viaggi del presidente del Consiglio e dello stesso Luigi Di Maio in diversi Paesi per cercare nuovi accordi, tra cui Algeria, Angola, Repubblica del Congo e Qatar. Fino alla stessa intesa firmata da Eni in Egitto.
“La realpolitik dovrebbe avere qualche limite, questa è un’altra contraddizione, l’ennesima ipocrisia, non so nemmeno se voluta”, ha attaccato invece Nicola Fratoianni, deputato e segretario di Sinistra italiana. “Non ci si può indignare perché il regime di Al Sisi impedisce di andare avanti nella ricerca di verità e giustizia e poi fare un accordo sul gas. Del resto avevamo venduto al Cairo fregate militari per qualche miliardo di euro poco tempo fa. Con l’Egitto bisogna scegliere che politica avere, così non si può andare avanti”, ha replicato, commentando le parole di Di Maio.
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