Antonio Martino, economista ed ex ministro di Esteri e Difesa nei governi Berlusconi, è morto all’età di 79 anni. Lo conferma l’Ansa da fonti parlamentari vicine all’economista, che oggi il leader di Forza Italia ricorda come “liberale intransigente e liberista convinto“. Martino è stato tra i fondatori di Forza Italia nel 1993 e tessera numero 2 del partito. È stato deputato ininterrottamente per 24 anni, dal 1994 al 2018, quando decise di non ricandidarsi.
Nato a Messina nel 1942, nella sua città si laureò in giurisprudenza per essere poi selezionato a livello europeo come “Harkness Fellow of the Commonwealth Fund” per gli anni 1966-1968. Si specializzò poi a Chicago dove fu allievo di Milton Friedman.(nel 2021 diventò presidente onorario dell’Istituto intitolato all’economista). Insegnò Storia e politica monetaria alla Sapienza di Roma ed economia politica alla LUISS di Roma. Fino al 1994, quando per la prima entrò in Parlamento per diventare ministro degli Esteri nel primo esecutivo di Silvio Berlusconi. Fu ancora ministro, questa volta della Difesa con il secondo e il terzo governo Berlusconi, nel quinquennio 2001-2006. L’attività parlamentare proseguì poi fino al 2018, sempre come deputato alla Camera, quando decise di non ricandidarsi.

Militò nel Partito Liberale come il padre Gaetano, tra i padri dell’Unione europea, già ministro degli Esteri nonché presidente del Parlamento europeo. Nel 2003, quando era ministro della Difesa, Antonio Martino fu accusato di ‘euro-scetticismo‘, ma ebbe modo di difendersi affermando che la sua contrarietà riguardava la moneta unica e non il progetto dell’Unione. Si definiva “semplicemente liberale” e fu sempre continuamente anti-statalista, certo che il fallimento dello statalismo e delle sue oligarchie risieda nelle ragioni etiche e filosofiche, dove risiede la convinzione che lo Stato possa amministrare i cittadini meglio di quanto possano fare loro stessi, ancor prima che in quelle tecniche ed economiche. Posizioni che più volte lo videro scontrarsi con il collega Giulio Tremonti, che Martino accusò più volte di posizioni illiberali e contro il mercato. Sempre da ministro della Difesa, nel 2003 sostenne che l’Iraq avesse acquistato uranio dal Niger. La tesi venne inserita nei documenti del governo britannico di Tony Blair e pubblicato col titolo “Le armi di distruzione di massa irachene: una valutazione del Governo britannico”. Il documento fu poi citato dal presidente USA George W. Bush, che pronunciò quello che poi si rivelò essere un improvvido discorso: “Il Governo britannico ha scoperto che Saddam Hussein ha ottenuto grandi quantità di uranio dall’Africa”. Parole che perseguitarono Martino negli anni a venire, senza però fargli perdere la fede atlantista. Tra le curiosità, forse la più nota è quella che riguarda le perquisizioni nella villa di Licio Gelli, gran maestro della loggia P2. In quell’occasione fu trovata documentazione di una domanda di iscrizione alla loggia firmata da Antonio Martino il 6 luglio del 1980. L’interessato spiegò che era stato un amico a fargliela firmare e che aveva subito cambiato idea, non entrando mai nell’associazione segreta, come risulta dalle liste degli appartenenti alla P2.

Tra i primi messaggi di cordoglio, quello del coordinatore di FI, Antonio Tajani: “Se n’è andato uno dei fondatori di Forza Italia, ministro, protagonista della vita politica italiana, amico schietto e leale. Con lui ho condiviso tante battaglie. Un abbraccio alla sua famiglia. Ciao Antonio!”. “È con vera tristezza che partecipo al lutto per la scomparsa di Antonio Martino. Siamo stati spesso in disaccordo e anche per questo forse ho potuto apprezzarne ancora più in profondità la signorilità, la coerenza e la competenza. Una voce libera che ci mancherà”, ha scritto il segretario del Pd, Enrico Letta. E così il commissario europeo Paolo Gentiloni: “Ricordo Antonio Martino. Politico e parlamentare. Uomo di cultura e di spirito. Esempio autentico di una destra liberale”. In una nota è poi giunto il ricordo di Silvio Berlusconi: “Con Antonio Martino se ne va un amico carissimo, uno studioso illustre, un uomo libero. Con lui ho condiviso l’idea della nascita di Forza Italia, della quale ebbe la tessera numero due. Fu uno dei più apprezzati Ministri dei nostri governi, agli Esteri e alla Difesa, stimatissimo in tutti i contesti internazionali e soprattutto negli Stati Uniti, dove si era formato e dove era di casa. Figlio di Gaetano Martino, uno dei padri fondatori dell’Unione Europea, allievo e amico del premio Nobel Milton Friedman, liberale intransigente, liberista convinto, con il suo pensiero orientò e caratterizzò il programma di Forza Italia fin dal 1994. Con lui elaborai fra l’altro il nostro progetto di riforma fiscale, basato sulla flat tax. Me ne mancheranno i modi squisiti, le citazioni colte, l’ironia tagliente, la discrezione. Quella con qui scelse di farsi da parte da una politica attiva che in fondo non aveva mai amato, che intendeva come un dovere civile e morale, al servizio della libertà. Anche in questo eravamo profondamente affini”.

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