Cultura

Oksana Lyniv, la direttrice d’orchestra Ucraina: “Putin? Saranno i russi stessi a fermarlo”

Questa donna esile e diafana, dallo sguardo fiero, ha negli occhi un lampo di inquietudine costante da quando, il 24 febbraio, è cominciata l’invasione russa della sua terra. Solo un mese fa, chiamata alla guida dell’orchestra del teatro Comunale di Bologna, era inimmaginabile che la musica per lei sarebbe diventata un simbolo di solidarietà per tutti i colleghi ucraini

di Simona Griggio

Saranno i russi stessi a fermarlo. Me lo auguro con tutto il cuore”. La direttrice d’orchestra Oksana Lyniv, ucraina di Brody, è convinta che Putin sarà esautorato dal suo stesso popolo. E puntualizza: “Spero anche che alla fine si ribelli a Putin l’oligarchia russa, che ora sta perdendo tutto, ed è rimasta isolata dal resto del mondo”. Questa donna esile e diafana, dallo sguardo fiero, ha negli occhi un lampo di inquietudine costante da quando, il 24 febbraio, è cominciata l’invasione russa della sua terra. Solo un mese fa, chiamata alla guida dell’orchestra del teatro Comunale di Bologna, era inimmaginabile che la musica per lei sarebbe diventata un simbolo di solidarietà per tutti i colleghi ucraini. Per chi è rimasto in patria e per chi suona in giro per il mondo come lei. Un talento internazionale e un vanto per l’istituzione bolognese che già nel 2021 l’aveva ospitata sul podio per dirigere Mozart e Schumann.

Eppure lei, riservata e poco incline a stare sotto i riflettori se non quando impugna la sua bacchetta, ora esce allo scoperto con un coraggio da leonessa. Fa dichiarazioni, richiama artisti da ogni dove a esporsi, posta decine di immagini sul suo profilo Facebook. Credo che il mio ruolo adesso sia anche quello di diffondere il più possibile le nostre voci. Le mie dichiarazioni sono stati riprese dai media in Germania, Francia, Gran Bretagna Australia, Giappone. Spero serva a qualcosa”, lo racconta in un’intervista al Corriere della Sera.

Scorrendo sul suo profilo si assiste a un flusso di immagini e condivisioni che, a guardarle nell’insieme, genera un sentimento strano, tragicità e bellezza continuamente alternate. C’è il post dei musicisti soldati che dalla Seoul Pops Orchestra rientrano in patria per combattere: il contrabbassista Ziuzkin Dmytro, il violista Lev Keler a il trombettista Matviyenko Konstyantyn. Nemmeno giovanissimi: sui 50 anni.

C’è il post del ballerino del teatro dell’opera di Kiev Oleksii Potiomkin in mimetica e fucile. Ci sono le immagini video dei bombardamenti prese dai notiziari. C’è il Palazzo dell’Europa con la bandiera ucraina. E poi c’è lei, sul palco con un vestito di seta e i capelli raccolti in chignon. E dietro si vedono le poltroncine di velluto rosso vuote delle prove di un concerto. Quella magia così lontana dalla realtà fino a qualche giorno fa ora diventa impulso urgente a sensibilizzare tutto il mondo della musica classica. Anche attraverso l’Orchestra giovanile ucraina che lei stessa ha fondato, ragazzi fra i 13 e i 22 anni.“Ho chiesto loro di farsi dei video e di mandarmeli. Sono tutti giovanissimi e giovani, che con lo strumento in mano davanti allo smartphone chiedono la fine della guerra. Molti scoppiano a piangere e si vergognano a farsi vedere in quello stato” rivela. Anche nella sua città natale Brody, a poco più di 400 chilometri da Kiev, si spara. “Tutte le città sono sotto assedio russo – dice -. Noi abbiamo una storia più lunga di quella russa. E questo infastidisce tremendamente Putin”.

Spiega meglio il concetto: “Nel dodicesimo secolo a Kiev, quando Mosca non era stata ancora fondata, c’erano 400 chiese. La cultura da noi è sempre stata importantissima. Geneticamente siamo più europei e anche per questo lui ci odia. Aveva già programmato tutto. Ha mentito al mondo intero”. A proposito di cultura russa e di interpreti russi, sulla polemica che sta infuocando il clima di questi giorni con la cacciata del maestro Gergiev dalla Scala di Milano e da tante altre orchestre del mondo, Lyniv dichiara: “Ammiro la Scala per quello che ha fatto, per il coraggio che ha avuto. In altri teatri importanti prima provavano a giustificarlo, perché è un grande direttore d’orchestra. Ora non è più così invece”.

E ricorda a tutti cosa successe con l’annessione della Crimea, nel 2014. Allora a Monaco c’erano tre grandi direttori in attività. I russi Kirill Petrenko, Valery Gergiev e il lettone Mariss Janson. “Quando ci fu il caso internazionale dell’annessione della Crimea alla Russia – ricorda – Petrenko, che non rilascia mai interviste, per la prima volta parlò e si dichiarò contrario, mentre Gergiev invece “firmò” a favore di Putin”. Ma poi, precisa: “La mia non è una guerra contro la Russia o contro chi non prende una posizione pacifista. La mia, la nostra, è una guerra per la democrazia nel mondo”.

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